venerdì 11 maggio 2007

India, Brasile nuovi mercati per i prodotti agroalimentari italiani?

A seguito di una flessione di una domanda interna ed europea, i prodotti italiani sono in cerca di nuovi mercati, L'ICE l'istituto di promozione dei prodotti italiani, ogni anno propone agli imprenditori delle "vetrine" di nuovi mercati potenziali. Io credo che ogni imprenditore deve valutare con molta attenzione paese per paese, prendiamo per esempio l'India, dove anche Vinitaly organizza un evento di presentazione per le aziende italiane è vero che la popolazione è composta da 1.100.000.000 abitanti e che le stime economiche lo danno come un paese in crescita, ma da un punto di vista alimentare è un paese estremamente ricco, con una grande tradizione culinaria, con una cucina molto raffinata, diversa dalla nostra in termini di gusto e palabilità, non dobbiamo presentarci come i migliori produttori alimentari del mondo.

Si deve anche tenere presente la religione, un 25% è musulmano, 65% induista, cristiani, buddhisti, sikl, giainisti e le varie declinazioni, a cui per ogni casta di ogniuna id questa, corriponde un tipo diverso di alimentazione. India non è la Cina, è un paese che difende la propria cultura e tradizione, anche quella alimentare, molte di queste religioni impongono una dieta vegetariana, in cui l'alcool viene bandito, in alcuni stati come il Rajastan qualsiasi tipo di alcool è assolutamente vietato.

Esiste invece un mercato interessante e di qualità che coinvolge alberghi e ristoranti, frequentati per lo più da stranieri, dove sono già presenti etichette italiane, ma sopratutto australiane, nuova zelanda, e Sudamerica. questo non toglie che potrebbe esserci a breve una piccola comunita di indiani che vorrano acquisire il piacere del vino proveniente dall'Italia. Al momento il consumo dle vino procapite è basso molto basso, e il prodotto italiano risulta molto caro, ma interessante è l'opportunità con il tempo e le adeguate modalità comunicare la qualità del vino, in particolar modo del vino italiano e le possibilità d'abbinamento con la cucina indiana, un lavoro tutto da costruire, con molta attenzione e sopratutto difficilmente da esiti immediati. Al momento il vino non fa parte della cultura alimentare indiana.

Abbiamo tuttavia già presenti diverse aziende italiane in India anche agroalimentari con l'avvio di nuovi progetti sperimentali, ne cito solo uno perchè altri stanno per essere implementati, ci sono alcune aziende che hanno impiantato alberi di ulivo, con risultati sorprendendi, quindi si prospettano delle occasioni business to business o di partnership interessanti.

un discorso a parte merita il Brasile, che sarà l'argomento del prossimo post

martedì 8 maggio 2007

L'avvenire dei viticoltori Italiani si gioca sui nuovi mercati?

Nel mercato del vino internazionale é un dato certo, più di una bottiglia su tre, dei tre paesi principali produttori di vino cioè Italia, Spagna e Francia, viene consumata fuori dal territorio nazionale di produzione.
Nel 2006 l'esportazione di vino hanno rappresentantato il 34,5 % del consumo mondiale contro il 18% di dieci anni fa. Il volume d'esportazione rispetto all'anno passato è aumentato del 5,3% (83,1 miliono di ettolitri).
Nel 2006 i sei principali esportatori di vino del "nuovo mondo" (Argentina, Cile, Africa del Sud, Nuova zelanda e Stati Uniti) in continua crescita, hanno raggiunto una quota di mercato che si attesta oramai al 27,4%(insieme Italia Spagna e Francia rappresentano il 55% della quota di mercato)
Buone nuove per i produttori italiani che rimangono leader con 17 milioni di ettolitri contro i 15 dell'anno precedente, in particolare grazie ai vini provenienti dalla regione Toscana, Veneto, Piemonte.
Tutto bene? No non va tutto bene, anche se è indubbio che è un periodo positivo, ma non è positivo per tutti i produttori, in quanto le exportazioni di vino, riguardano solo le grandi aziende, mentre i piccoli produttori hanno difficolta a commercializzare i prodotti, anche se non mancano le eccezzioni.
La produzione mondiale nel 2006 è compresa tra 279,3 milioni di ettolitri e 287,3 il consumo sui 24o. Siamo in una situazione di sovrapproduzione di vino che da un parte vede contrapposti i produttori di vino dall'altro i consumatori, dato che si riduce sempre di più il consumo del vino procapite in tutti i paesi produttori.
La concorrenza dei paesi del nuovo mondo (Argentina, Cile, Nuova Zelanda, Africa del Sud, Stati Uniti) inzia a farsi sentire sui mercati europei, grazie all'ottimo rapporto qualità /prezzo, mentre emergono sempre di più nuovi paesi produttori come il Marocco, la Cina e il Brasile. Sono inoltre in arrivo i paesi dell'europa dell'est, che hanno intenzione di posizionare i loro vini sui mercati dell'Europa Occidentale.
Cosi molti produttori vedono nella possibilità di esportazione, come una risorsa per riuscire a vendere il loro vino' é unica soluzione possibile? se si dove? Il cambio euro/dollaro cosi alto aiuta l'esportazione di vino? L'Unione Europea vorrebbe fare ridurre le superifici vitate come possibile soluzione di sovrapproduzione e delle previsioni di riduzione di consumo di vino.
Io credo che nonostante il nostro paese è leader nella produzione di vino, bisogna per mantenere la nostra leadership, dell'impegno di tutti attraverso non solo la copertura dei mercato estero più incisiva, ma nell'elaborare nuovi vini, con un ottimo rapporto qualità prezzo, anche al di fuori delle etichette DOC e IGT. I nuovi mercati non sono una panacea, una soluzione dei nostri problemi, in quanto tradizione e cultura sono molto diversi, invito alcune aziende a guardare nel loro territorio per recuperare quel mercato che hanno perso e che stanno perdendo. Con questo non voglio dire che non devono cercare nuovi mercati, ma sceglierne solo alcuni più interessanti per non disperdere energie. Bisogna che imparino a costruire con i mercati un rapporto di continuità e di dialogo con i consumatori.

* dati liberamente tratti dall'ultima pubblicazione sul mercato generale del vino del 2006 a cura dell'Organisation International de la vigne et du vin