sabato 30 maggio 2009

I formaggi si fanno con il latte fresco o il latte in polvere?

Contraddizioni della nostra economia, da una parte abbiamo le quote latte, nate per regolamentare le eccedenze di produzione, dall'altra abbiamo produttori di mozzarelle e formaggi che utilizzano latte in polvere o latte concentrato. Il presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana, Luigi Chianese, invita i produttori campani per smaltire il latte in eccedenza ad utilizzare solo latte dalle zona DOP, perchè fino ad adesso, da dove arriva?
Alla fine del 2008 c'è stata una sentenza del tribunale di Monza, passata in sordina, che ha assolto un produttore di mozzarella, per avere commercializzato mozzarella fata con latte in polvere ( in percentuale superiore al consentito 12% fissato da un decreto del 15.12.2000). Un precedente piuttosto imbarazzante che di fatto rende lecito adoperare latte in polvere.

L'aggiunta di latte in polvere per produrre formaggi è una pratica utilizzata di frequente, è una pratica consentita, la norma CE n.853/2004 non pone alcun limite. I produttori dicono per garantire una qualità standard del latte, esprimo qualche perplessità in merito su questa pratica.

Secondo me i prodotti che si dotano di marchi di qualità come DOP, IGP dovrebbero utilizzare solo latte fresco, non comprendo perchè con tanto latte disponibile il ricorso al latte in polvere, abbiamo delle mucche che "spremiamo" per fargli produrre 60 litri di latte al giorno, per poi utilizzare latte in polvere e di quale provenienza?

Parliamo però anche di costo ambientale, perchè il processo di trasformazione del latte fresco in latte in polvere ha un costo, il trasporto ma sopratutto la re-idratazione, il consumo di acqua, sappiamo bene di quanto l'acqua sia un bene prezioso, il latte è composto all'87% da acqua, per avere un chilo di formaggio ci vogliono almeno dieci litri di latte, si fa presto a fare i conti. Per cui oltre al costo d'acquisto le mozzarelle di latte in polvere hanno un ulteriore costo ambientale per tutti noi.
Fonte: ItaliaOggi e Rai
Aggiornamento del 11/06/09 da un comunicato di coldiretti:

N.470 - 11 giugno 2009
ETICHETTATURA: MARINI (COLDIRETTI), INACCETTABILE STOP A DDL
“La metà dei formaggi e del latte a lunga conservazione venduti come italiani nel nostro Paese è realizzata con latte, polvere di latte e cagliate congelate provenienti dall’estero. Tutto questo il consumatore non è messo in condizione di saperlo. Una contraffazione legale che la legge sembrerebbe volere continuare a proteggere, come dire che le lobby vincono ancora sulla trasparenza e sul bisogno di una corretta informazione”. Questo il commento del presidente della Coldiretti Sergio Marini rispetto al nuovo stop in aula al Senato al disegno di legge sulla indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dei prodotti alimentari, proprio quando è la stessa Europa che avanza importanti aperture con il libro bianco sulla qualità. “Siamo fiduciosi – prosegue Marini – che Governo e Parlamento possano definire velocemente la questione premiando, finalmente, i veri interessi della gente, approvando un provvedimento atteso che è ancora tenuto fermo senza alcuna motivazione”.

giovedì 28 maggio 2009

Una buona e corretta masticazione come strumento di prevenzione dell'obesità

Ho partecipato ad una conferenza in questi giorni, che ha come tema la prevenzione dell'obesità, alcuni medici hanno sottolineato i vantaggi di una buona e corretta masticazione. In sintesi più si mastica, più si mangia lentamente, maggiore è il senso di sazietà, dato che lo stomaco percepisce in ritardo il senso di sazietà, stimato in 10-20 minuti.

Ad affermarlo è il Dr. Arnaud Cocaul, nutrizionista presso l'ospedale di Parigi Pitié -Salpêtrière, che ha scritto su questo argomento un libro edito da Thierry Souccar Edizioni. La masticazione è essenziale per stimolare la salivazione, migliorare la digestione e fornire un buon grado di sazietà. "Il più si mastica e meno si mangia", ha affermato il Dott. Laurent Chevallier, uno specialista in nutrizione.

Personalmente penso che non è solo un problema di educazione, ma la tendenza o l'abitudine a masticare sempre meno è legata ai prodotti agroalimentari sempre più trasformati, pronti da mangiare, sempre più morbidi, che hanno fatto perdere la struttura dei cibi, come piatti pronti, hamburger, frullati "pronti da consumare", ecc. Il cibo è sempre più morbido tanto che non c'è il tempo di assaporare e di gustare e di conseguenza si mangia di più o come dice ma mia amica Cynthia, non gustiamo quello che mangiamo.

Una buona e corretta masticazione:
- aiuta a regolare meglio il senso di fame e sazietà
- favorisce una migliore digestione e aiuta a ridurre eventuali problemi legati al gonfiore intestinale.
- aiuta la corretta funzionalità di stomaco e intestino, lavorano meno e ne guadagnerebbe la circolazione sanguigna.
- un migliore flusso di sangue al cervello.
- aiuta a ridurre il rischio di recidiva del carcinoma della mammella lo afferma il professor Vincenzo Castronovo, Università di Liegi, in Belgio.

Fonte: Lemonde, Le Régime mastication (Thierry Souccar Editions)

lunedì 25 maggio 2009

Il verde chiaro e il verde scuro dell'olio extra vergine d'oliva italiano

Nuova etichettatura UE
Olio d'oliva è uno dei simboli della dieta mediterranea, simbolo della cucina italiana eppure quando ci si mette in mezzo la politica, certa politica, produce più danni che benefici. La nuova normativa europea ha stabilito che gli oli provenienti da un solo paese porteranno il nome dello Stato membro e le miscele saranno etichettate come
1. miscela di oli di oliva di provenienza comunitaria
2.miscela di oli di oliva di provenienza non-comunitaria
3.miscela di oli di oliva di provenienza comunitaria e non
e i termini come fruttato, verde, maturo, dolce e ben equilibrato, possono anche essere utilizzati sulle etichette di olii d’oliva vergine ed extra vergine di oliva. Inoltre ha stabilito che dovrà essere indicato in etichetta anche l'origine delle olive per la produzione dell'olio.

Certificazione di qualità, troppi marchi e la domanda e il prezzo scendono!
Ad affiancare questa nuova normativa, oltre alle Dop e alle IGP, qualcuno ha pensato di aggiungere delle nuove certificazioni per posizionare più in alto, olio extravergine, come 100% Italian Olive Oil presentato al Vinitaly 2009, per creare un nuovo extravergine d'oliva di alta qualità proposto da Aifo e Unaprol, con un disciplinare d'alta qualità, in seconda istanza Unaprol Cno e Unasco hanno depositato un disciplinare di alta qualità con due marchi: Alta Qualità e 100%. Assitol e Federolio invece ne faranno altri due, quindi avremo più marchi di qualità. Nel frattanto è arrivato anche la certificazione di qualità internazionale UNI EN ISO 22005/08. Tutta questa segmentazione del mercato sta creando però uno strano effetto, invece che aumentare il prezzo dell'olio, incredibilmente il prezzo scende siamo ai 1,86 al litro all'ingrosso, la mancanza di fiducia è totale, ma come mai?

I numeri della produzione di olio d'oliva
Alla prima edizione di Medioliva, si è fatto il punto sull’olio di oliva del mediterraneo, la produzione nel 2006-2007 si è attestata su 2.834.000 milioni di tonnellate, di cui la Spagna è il paese leader con 40% della produzione, seguita dall’Italia e dalla Grecia. La produzione d’olio d’oliva in Italia è tra i 6 e i 7 milioni di quintali all’anno,di cui il 25 e il 30%, di questo 2,5 milioni di quintali è per uso personale e non arrivano nei canali di vendita. Tuttavia l’Italia imbottiglia 7,5 milioni di quintali d'olio d’oliva, sei milioni per il mercato nazionale (12 kg all’anno a testa) e 1,5 milioni di quintali per l’export.

Ma da dove arriva l’olio d’oliva che Italia non produce (circa il 40%)?
Un dato su tutti per semplificare in Toscana viene imbottigliato il 25% della produzione nazionale di cui solo 600.000 quintali sono italiani il resto quasi più del doppio, arriva dagli altri paesi europei come Spagna, Grecia, Tunisia, Turchia. Su 100 bottiglie che sono commercializzate in Italia l’80% non hanno alcuna indicazione di provenienza, 15% indica italiano sulla bottiglia e solo il 5% riporta il marchio DOP. Ma per un paese che punta sull'origine e il legame del territorio il 20% della produzione non è un po' poco?

Consumatore allo sbando
Il dubbio è che come per il vino, si creino disciplinari che permetteranno la possibilità di inserire percentuali di olio d'oliva provenienti da altri paesi, come già viene fatto! Chi abita in una zona vocata è fortunato magari conosce chi coltiva e produce e non è difficile procurasi un buon olio d'oliva. Teniamo conto che la produzione di olio d'oliva extravergine italiano è veramente limitata. Da parte dei produttori c'è la volontà di uscire fuori dalla grande distribuzione per privilegiare solo la vendita diretta, canale ritenuto più redditizio ma che può essere in mancanza di controlli anche un po' truffaldino, se non si va da un produttore onesto. Si dovrebbe fare un lavoro di valorizzazione del prodotto, sopratutto spiegare e comunicare al consumatore la qualità, perchè tra marchi e dop, rischia di andare in confusione e quali garanzie sono fornite, avere un olio extra extra extra vergine italiano (giuro l'ho visto scritto negli USA) ha senso solo se viene spiegato e il consumatore ne riconosce la qualità, le differenze e non solo il prezzo.

Etichettatura : denominazioni di vendita e categorie in commercio
- Olio extravergine d'oliva: olio d'oliva di categoria superiore ottenuta da olive tramite procedimenti meccanici. Acidità uguale o inferiore all' o,8%.
- Olio d'oliva vergine : olio d'oliva ottenuto da olive tramite procedimenti meccanici. Acidità uguale o inferiore all' 2%.
- Olio d'oliva: olio contenente olii d'oliva che hanno subito un processo di raffinazione e olli ottenuti da olive. Acidità uguale o inferiore all' 1 %.
- Olio di sansa d'oliva: olii ottenuti dalla lavorazione del prodotto ottenuto dopo l'estrazione dell'olio d'oliva e di olii ottenuti direttamente dalle olive, in genere una miscela di olio di sansa raffinato e olii vergini. acidità inferiore a 1%.
L'acidità incide sulla qualità dell'olio, ma è un dato non obbligatorio in etichetta, spremitura a freddo è riservato solo agli olii extravergini, vuole dire che i processi estrattivi sono avvenuti a temperatura inferiore a 27°C.

Farmer market in Lombardia

Settimanali:
1 Asola (Mn) p.za XX Settembre, mercoledì h. 8-13
2 Bergamo - P.za Pontida, venerdì h. 8-13
3 Brescia, venerdì 16-20
4 Casalmaggiore (Cr), P.za Turati, sabato h. 8-13
5 Castiglione delle Stiviere (Mn) P.za San Luigi, giovedì 8-13
9 Luino (Va) Via Sereni, mercoledì h. 8,30-17
10 Mantova Lungorio IV Novembre, sabato h. 8-13
11 Milano, Via Ripamonti, mercoledì e sabato h. 9-13
12 Osnago (Lc), mercoledì 17-19,30 e sabato 9-17
13 Ostiglia (Mn) P.za Garibaldi, sabato h. 8-13
14 Pavia P.za Guicciardi, sabato mattina (da giugno a settembre)
15 Sermide(Mn) P.za Plebiscito,domenica h. 8-13
17 Suzzara (Mn) P.za Garibaldi, venerdì h. 8-13
20 Viadana (Mn) P.za Matteotti, mercoledì h. 8-13
34 Lovere (BG) P.za Tredici Martiri, venerdì h. 9-12 (da maggio a settembre)
35 Osio Sotto (BG), sabato pomeriggio (da ottobre a maggio)3
6 Sale Marasino (BS) p.za Roma, sabato h. 8.30-12 (da luglio a dicembre)39 Lavenone (BS) Via Nazionale, sabato 9-12

Quindicinali:
21 Cantù (Co) P.za Garibaldi, 1° e 3° martedì h.8.30-13
22 Cremona Via Terni, 1° e 3° domenica h. 8-13
6 Cremona P.za Stradivari, 2° e 4° domenica h. 8-13
23 Lomazzo (Co) Via del Rampanone, 2° e 4° sabato h. 8.30-13
25 Olgiate Comasco (Co) Via Milano, 1° e 3° sabato h.8.30-13

Mensili:
24 Lonato (Bs), c/o “Il Leone”, 2° domenica h. 9-19
28 Melegnano (Mi) P.za Vittoria, 3° domenica h. 9-19
29 Pessano con Bornago (Mi) P.za Pertini, h 9-13
30 Varese C.so Matteotti, 3° domenica h. 8-20
31 Vigevano (Pv) P.za Ducale, ultima domenica h. 9-18
32 Vimercate (Mi) P.za Giovanni Paolo II, ultimo sabato h. 9-17 (escluso luglio e agosto)
33 Voghera (Pv) P.za Duomo, 2° domenica h. 8-18.30 (da maggio a dicembre)
37 Gorgonzola (MI), Vicolo Corridoni, 1° domenica h. 8-13 (escluso luglio e agosto)
38 Trezzo sull’Adda (MI) P.za Libertà, 2° sabato

dai sito Buona lombardia

giovedì 21 maggio 2009

Report rai 3 : la carne, verso un consumo consapevole?

Come diversi di voi ho visto anche io la puntata di report sulla carne, Domenica 17 Maggio su Rai Tre, in uno miei primi post sono stato preso in giro perché parlavo del pericolo sull’ambiente del troppo consumo di carne. Ho invitato spesso a un atteggiamento più responsabile per l’ambiente e per la salute con un minore consumo carne e più frutta, verdura e cereali (in Italia che tra altro è uno dei paesi più ricchi di frutta e verdura). Mangiare di meno carne ma mangiare tutti.

Nella mia esperienza professionale mi sono occupato di produzione di carne e produzione di formaggio una solo volta, quando sono andato a lavorare in Trentino e sono stato responsabile di un gruppo di aziende che faceva filiera, dal mangiare per gli animali, all’allevamento al taglio era tutto in una stessa valle, in uno stesso gruppo in Val Sugana. Per essere un buon responsabile di marketing e comunicazione bisogna conoscere tutti gli aspetti dell’azienda così dal contadino all’allevatore al macellaio ho passato tre anni interamente con loro.

Che cosa ho imparato? Molto, soprattutto sulla qualità della carne, cosa vuole dire? Dal punto di vista dell'alimentazione umana, avere delle proteine di elevata qualità e quali sono gli elementi che incidono sulla qualità?. La razza, il tipo di allevamento, la macellazione.

Oggi le razze sono super selezionate quindi non ci sono problemi come le Simmental o le Bluebell. La scelta dell’allevamento invece è importante perché la qualità della carne bovina la si può riconosce ad occhio nudo, dal grasso presente insieme alla carne: in un taglio di prima qualità il grasso è bianco-rosato, e si intravede anche tra le fibre muscolari, a cui dona un aspetto quasi come marmorizzato. Secondo le norme della Comunità Europea la carne ha una classificazione a lettere alfabetiche S, E, U, R, O, P, la lettera S rappresenta la migliore la lettera P rappresenta la peggiore qualità distinte da masse muscolari poco sviluppate. In un taglio di cattiva qualità, la carne è compatta e scura, quasi priva di grasso, quando c’è è di color bianco-giallastro e cotto ha un sapore cattivo. Questa classificazione non è visibile ai consumatori ma solo agli addetti ai lavori.

I livelli di qualità della carne sono raggiunti solo da allevamente estensivi dove l’animale si può muovere liberamente o in uno spazio ben determinato, allevamenti intensivi producono carne di bassa qualità, dove l’animale sta fermo, c'è poca luce, c'è poca aria, non si può muovere perché deve ingrassare ma la sua carne sarà di bassa qualità. (i bovini non è un animale come il canguro che corre ma è stanziale si muove poco ma quel poco che gli serve). La logica è che se un animale ha sufficiente spazio aria, igiene, l’animale sta bene e avrà carne di prima qualità. Un allevamento intensivo costa più di un allevamento estensivo, non è un problema di costi ma in un ambiente chiuso l'animale diventa più grande più velocemente, ma non dà carne di qualità.

Tutto questo lavoro e impegno sulla qualità ha dato all’azienda i suoi frutti perché i consumatori hanno apprezzato questo tipo di carne, che comunque costava esattamente uguale alla produzione intensiva, anzi spesso i consumatore preferiva la carne di bassa qualità perchè la riteneva più magra.La carne che oggi arriva al consumo rispetto ad alcuni anni fa ha un contenuto molto più basso in lipidi, una composizione più equilibrata in acidi grassi ed un ridotto contenuto in colesterolo.

Questa è l'etichetta che in genere si presenta al consumatore mancano le informazioni sull'animale, sull'allevamento e sulla macellazione e frollatura, che sono inserite nel codice di rintracciabilità non disponibile ai consumatori. Ci sono invece dove è nato, dove è stato allevato, il numero di appovazione del macello e il numero di appovazione del laboratorio cioè dove sono state sezionate le diverse parti. Un indice negativo è quando ci sono 4 luoghi diversi come per esempio nato in Olanda, allevato in Polonia, macellato in Germania, tagliato in Francia, nessuna carne di qualità "gira" cosi tanto. Bisogna preferire le 4 I, nato in Italia, allevato in Italia, mecellato in Italia, tagliato in Italia. Oppure carne bio certificata. Dal mio punto di vista mancano le note più interessati per il consumatore, quelle attuali anche se meglio di niente non aiutano a scegliere a distinguere la qualità se non a occhio nudo.

La stessa cosa avveniva per il latte, dove pagavamo cinque centesimi in più al litro per avere un latte di migliore qualità, gli allevamenti intensivi mucche che per lo stress fanno 40-50 litri di latte al giorno, fanno un latte di cattiva qualità e per fare il formaggio non va bene, noi volevamo il latte con alcune caratteristiche che quel tipo di allevamento non garantisce ne per fare il formaggio, ne dal mio punto di vista per il consumatore.

Oggi la maggior parte delle carni arriva dall'estero, Polonia, Ungheria, Olanda, Francia, Sudamerica, è difficile avere un controllo, costa meno rispetto a quella prodotta in Italia, ma al consumatore ha lo stesso costo. Importazione non risolve il problema dell'ambiente. In Italia si ritiene che lo spazio lasciato alle mucche per pascolare sia spazio rubato alla produzione industriale(!). Il problema è che se teniamo conto delle statistiche entro il 2050, se continuiamo così e la popolazione aumenta dai 229 milioni di tonnellate di carne c'è una domanda di 465 milioni di tonnellate di carne, dal punto di vista ambientale un costo e un impatto insostenibile. Io credo che tra i 5 kg di carne annua che mangia un Indiano a 123 kg di carne annua che mangia un Americano si può trovare una via di mezzo.

Per cui un invito a delle scelte più responsabili a una dieta meno ricca di carne ma più ricca e varia di verdure, frutta e cereali. 60 milioni di italiani che mangiano carne tutti i giorni gli allevamenti non ce la fanno, fortuntamente solo il 40% degli italiani mangia carne tutti i giorni. Che è comunque nutrizionalmente errato la dieta deve essere varia. Quindi solo se la domanda scende anche l'offerta cala. Qualcosa però stà cambiando. Un italiano su dieci si dichiara vegetariano, a Gent in Belgio il 13 maggio hanno fatto la giornata della dieta vegetariana, tutti vegetariani per un giorno e hanno presentato il primo lenticchie burghers a Lione, Praga, Milano il 16 Maggio 2009 il primo Veggie Pride. Sono dei segni, da qualche parte bisogna pure iniziare per cambiare abitudini alimentari.

martedì 19 maggio 2009

Alimenti che più costano più sono buoni o meno costano e più sono buoni? Hard discount o prodotti di marca?


Un inchiesta dell'associazione di consumatori CLCV in Europa, mette in crisi un vecchio preconcetto, cioè tutto quello che è buono costa caro. Secondo un analisi della maggior parte dei prodotti "hard discount", questi presentano caratteristiche nutrizionali simili, uguali e a volte più interesanti dei prodotti di marca. Ribaltando il giudizio che i prodotti degli hard discount perchè di prezzo basso sono di cattiva qualità nutrizionale. L'analisi è stata fatta su 303 etichette dei prodotti "hard discount", rivenditori al dettaglio e grandi marchi. Le differenze che hanno trovato dei prodotti hard discount e prodotti private label, cioè a marchio del supermercato sono pochissime. Prodotti meno costosi non sono necessariamente di qualità inferiore (come mi piacerebbe fare queste inchieste anche a me!) .

Si è portati a pensare che i prodotti di fascia di prezzo basso, perchè costano meno siano più ricchi di calorie e grassi, non è vero, a volte nei ravioli al posto del prosciutto crudo troviamo più carne di tacchino o pollo, ma non necessariamente è negativo, in qualche cioccolato troviamo più grassi idrogenati e in qualche confettura sciroppo di glucosio. In alcune pizze al pomodoro e formaggio, trovate un po meno formaggio, in alcuni prodotti di pasticceria il burro è sostituito da grassi vegetali. Ma tranne queste eccezioni che rigguardano solo sei prodotti su 139, le differenze sono minime.

Esistono anche delle eccezioni cioè prodotti hard discount di qualità superiore. Per esempio alcuni yogurt di frutta presenti negli hard discount hanno delle percentuali di frutta che superano il 10% e arrivano fino al 12-15%, non hanno alcun sorrettore di acidità o aroma, i zuccheri sono inferiori, mentre ci sono yogurt di marca che contengono il 5,9% di frutta, aromi e zuccheri. Al Lidl vicino casa mia c'è dell'ottimo miele e confettura con frutta e miele dell'azienda Brezzo di Cuneo.

Grande sorpresa sono stati anche i prodotti a marchio del supermercato es (Pam. esselunga, auchan), che offrono un ottimo rapporto qualità prezzo, rilevando capacità tecniche dei direttori acquisti dei supermercati. Pertanto consiglio negli acquisti di confrontare le etichette nutrizionali, per trovare il miglior rapporto qualità / prezzo. Il consumatore oggi però ha anche trovato un altro modo di fare acquisti, cioè direttamente dal produttore, garanzia di qualità e prezzo i farmer market sono sempre più frequentati al di là del prezzo segno che è il rapporto qualità prezzo che interessa il consumatore al di là del valore del marchio.
il prossimo post parlerò della puntata di report e della carne perche ho lavorato per tre anni per un azienda di carne vicino Trento

Probiotici e prebiotici II

DEFINIZIONI INTERNAZIONALI


PROBIOTICI
“… food that encompasses potentiality healthful products, including any modified food or food ingredient that may provide a health benefit beyond that of the traditional nutrients it contains...” (The food and Nutrition Board of the National Academy of Science; National Academy Press, 1994:109)


PREBIOTICI

“…food that affects beneficially one or more target functions in the body, beyond adequate nutritional effect in a way which is relevant to either the state of well being and health or the reduction of the risk of disease…” (Working definition of the EU and the ILSI - Europe; Br J Nutr 1999: S1-27)


PROBIOTICI : DEFINIZIONE
Microrganismi viventi che inseriti in quantità sufficiente a superare la barriera gastrica e a insidiarsi nel tratto intestinale, svolgono un ruolo positivo sullo stato di salute.


PROBIOTICI
I probiotici a livello intestinale possono riprodursi, aderire ai tessuti intestinali, interagire con i tessuti stessi, con gli alimenti ingeriti e con le altre componenti della microflora intestinale.

PROPRIETÀ PROBIOTICHE
Quando si parla di proprietà probiotiche ci si riferisce sempre a proprietà del singolo individuo batterico chiamato ceppo e non a caratteristiche di specie



Proprietà probiotiche:
1) capacità dei ceppi di resistere al passaggio attraverso la zona gastrica e il piccolo intestino con una valutazione anche della resistenza al succo gastrico e ai sali di bile
2) capacità di colonizzazione dell’intestino e/o adesione gli epiteli sia mediante sistemi in vitro ( adesione a linee cellulari e a colture d’organo) sia mediante somministrazione dei ceppi in esame a volontari sani



DOSE PER LA COLONIZZAZIONE
E’ la quantità di cellule batteriche vive e vitali necessaria perché possano esplicarsi la proprietà probiotiche.
Somministrazioni controllate in gruppi di volontari hanno dimostrato che ceppi selezionati in base alle loro doti di resistenza all’ambiente gastrico e ai sali di bile possono colonizzare sia pure in modo transiente, la totalità dei soggetti trattati se assunti in dosi non inferiori ai 10 miliardi pro die, mentre dosi 10 volte inferiori non portano alla colonizzazione di tutti i soggetti


BATTERI PREDOMINANTI NEL TRATTO INTESTINALE:CARATTERISTICHE PRINCIPALI ( parz. modificata da Gibson et al.)


Effetti positivi
Lattobacilli,Eubatteri, Bifidobatteri ( inibizione della crescita di batteri esogeni e/o dannosi, stimolazione delle funzioni immunologiche, coadiuvanti nella digestione e/o assorbimento di componenti alimentari e minerali, sintesi di vitamine )

Effetti dannosi e/o patogeni

Pseudomonas aeruginosa, Proteus, Stafilococchi, Clostridi ( diarrea, stipsi, infezioni, e danno epatico, tumori)

Effetti misti
A seconda dei ceppi: Enterococchi, escheria coli, Streptococchi, Bacteroides ( alcuni ceppi enteropatogeni con produzione di tossine, produzione di carcinogeni, fenomeni di putrefazione intestinale )
Principali Costituenti della Flora BattericaGastro - Intestinale nell’Uomo

LONGITUDINAL STRATIFICATION OF MICROBIA ALONG THE GI TRACT
Numbers of bacteria gradually increase from proximal to distal region
In the proximal region of the small intestine bacteria comes from mouth and stomach (not true colonizers): aerobics and facultative
The distal small intestine is colonized by segmented, filamentous bacteria (SFBs)
In the colon anaerobiotic bacteria are predominant (Bacterioides, Eubacterium, Peptostreptococci, Fusobacterium)

COLONIZATION FACTORS
Environment: flora of maternal canal birth and of parents
Way of delivery (vaginal vs cesarian)
Diet (breastfed vs formula-fed infants)
Resident bacteria
Antibiotic treatments
Weaning
DIFFERENT COLONIZATION
60-90% Bifidobacteria (within 1 week)
<>


PREBIOTICI
Sono componenti degli alimenti non digeribili in grado di stimolare la crescita e/o l’attività di un gruppo ristretto di batteri intestinali che esercitano degli effetti positivi sullo stato di salute ( probiotici )
FRUTTO-OLIGO-SACCARIDI E INULINA
I frutto-oligo-saccaridi , la cui fonte più importante è rappresentata dall’inulina ( sostanza presente in molti vegetali ricchi di fibre, cicoria, carciofi, asparagi, cipolla, aglio, ecc. ) al momento sono i soli componenti degli alimenti che soddisfano i criteri di definizione dei prebiotici
Nondigestible carbohydrates belonging to the fructose oligosaccharides (b -D-fructans)

Enhancement of immune responses
EFFETTI SICURI

STIMOLAZIONE DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA
Studi su animali hanno messo in evidenza dopo somministrazione di lactobacillus acidophilus un aumento delle cellule produttrici di IgA e IgG non che una risposta proliferativa a livello della mucosa intestinale.
Studi sull’uomo hanno evidenziato un aumento dell’attività fagocitaria dei leucociti dopo somministrazione per tre settimane di latte fermentato con L. Acidophilus
L’effetto immuneregolatore è dose dipendente. Con l’alimentazione, grazie alla selezione di ceppi batterici utilizzati nella fermentazione del latte, è possibile stimolare i meccanismi di difesa immunitaria spesso depressa per abitudini alimentari scorrette e alimentazioni squilibrate

EFFETTI SICURI
Riduzione dei seguenti enzimi di origine batterica: nitroreduttasi beta- glucorossidasi, azoreduttasi e ureasi.
Questi enzimi sono in grado di trasformare molecole procarcinogene in carcinogene e potrebbero pertanto svolgere un ruolo nella cancerogenesi del colon
Gli onnivori presentano livelli più elevati di beta-glucorossidasi e di azoreduttasi rispetto ai soggetti vegetariani
L’aggiunta di Lactobacillus Acidophilus e di altri lattobacilli porta a una riduzione dell’attività di questi enzimi.
Queste modificazioni si verificano unicamente in presenza di microrganismi viventi e sono limitate ai periodi di somministrazione dei lattobacilli

EFFETTI PROBABILI
AZIONE PREVENTIVA NEI RIGUARDI DEL TUMORE AL COLON
L’ipotizzata attività anti-tumorale si basa su due punti:
diminuzione dei livelli di enzimi fecali implicati nei processi di carcinogenesi (l’ingestione prolungata di determinati microrganismi può modificare la composizione della flora intestinale e quindi in virtù di ciò determinare una variazione dei livelli di enzimi prodotti ad questa flora)
azione diretta di contrasto dello sviluppo di tumori ( recenti lavori hanno dimostrato un’azione anti-genotossica dei batteri probiotici, altri tendono a dimostrare un’azione positiva dei latti fermentati e dei batteri probiotici sullo sviluppo di tumori sperimentalmente indotti in animali, altri legano la presenza di batteri lattici all’induzione di fattori necrotizzanti i tumori, sarebbero coinvolti in questa attivazione polisaccaridi di parete)
sembra comunque prematura ogni ipotesi di attività di diminuzione del rischio di sviluppo di patologie tumorali

EFFETTI PROBABILI
RIDUZIONE DEI LIVELLI EMATICI DI COLESTEROLO
Studi effettuati hanno evidenziato che il consumo di yogurt sarebbe efficace nel mantenere bassa la colesterolemia
L’effetto ipocolesterolemizzante è stato ottenuto però con consumi considerevoli, lontani dalla pratica comune
Gli stessi risultati possono essere ottenuti arricchendo di calcio il regime alimentare
L’ipotesi che attribuisce ai batteri probiotici la capacità di assorbire il colesterolo è ancora oggetto di studio e di controversia scientifica

PROBIOTICS AND NUTRITIONAL ENHANCEMENT
Increased bioavaibility of protein and fat through bacterial enzymatic hydrolysis
Decreased amount of lactose through microbial production of lactase (Lactobacilli)
Increased production of free amino acids by bacterial protease
Increased content of Vit. B complex, niacin, riboflavin and folic acid in fermented foods

PROBIOTIC: "Barrier effect"
Environment hostile (competitive colonization) to some pathogenic bacteria through different ways:
Some metabolic products (bacteriocins and lactic acid) may inhibit the growth of pathogenic organisms
Some probiotic may adhere to intestine epithelial wall blocking receptors for some pathogenic microbes

sabato 16 maggio 2009

Match food: Frullati Chiquita, frullati Dimmidisi, Valfrutta frullati analisi dei frullati di frutta IV° gamma



Punti negativi:
1) Personalmente ritengo che il termine frullati non sia “corretto” per tutti, in quanto sono fatti con purea e succo, a differenza del puro succo di frutta, succhi di frutta a base di nettare o concentrati, la composizione dei smoothie o frullati non è regolamentata. La frutta può essere miscelata con tutto e di più con altri succhi di frutta, latte, zuccheri, ho qualche perplessità che sia solo frutta fresca, tutte le purea hanno all’origine frutta fresca, però proprio per il principio della stagionalità della frutta, questi prodotti sono venduti tutto l’anno e la natura ci insegna che la maturazione dell’uva e della fragola non è nello stesso periodo.

2) Troppo succo o purea di mela e uva rispetto ai gusti dichiarati spesso più del 50% del contenuto è succo e polpa di mela e uva e qualche volta banana, arancia e limone. Quando in casa facciamo un frullato per esempio di fragole e banana con mettiamo più uva, mela e arancia, altrimenti diciamo che facciamo una macedonia.

3) Nessun accenno all’ambiente abbiamo delle bottiglie in PET sono riciclabili? Quanto inquinano? Se si adopera frutta proveniente dall’estero, proprio perchè uva e fragola non maturano nello stesso periodo, quanto ci costa in termine di gas serra e di inquinamento?

4) Zuccheri, molte non dicono nulla alcune dichiarano, fruttosio Alcuni hanno un numero di zucchero superiore a dieci gr. dovuto quasi sicuramente all’ingrediente succo d' uva? Non si comprende se sono solo gli zuccheri della frutta adoperata o come molto probabilmente viene aggiunto fruttosio.

5) Il prezzo è troppo alto quasi 8 euro al litro, nessuna frutta costa cosi cara es. mele 1,55 eruo al Kg. e le banane 1,55 al kg a noi consumatori, Valfrutta invece 6 euro al L..

6) Nota dolente la comunicazione Valfrutta quasi inesistente nemmeno un sito internet, Dimmidisi è presente nel sito internet con un pop up, in costruzione il sito internet (in ritardo di quasi un anno dalla presentazione) Chiquita dedica un sito internet, mira a creare una comunità intorno al prodotto, ma in modo un po' originale, cercando facili consensi mirati, da un agenzia che non ha reso neanche noto il suo nome (per la vergogna?), e da blogger amici, mi riferisco al Party10e lode, per i blogger a Milano, ma cosa c'entravano i frullati chiquita, con lo shiazu e il do knit yourself? Un altro esempio di comunicazione che più che confusa definirei "molto complice" al fine di ottenere post molto lusinghieri a volte anche troppo e facendo sorgere in persone maligne e sospettose, nella quali io non mi riconsoco, più di un dubbio.

7) Qualcuno ha subito un trattamento di pastorizzazione per avere un tempo di scadenza più lungo ma sappiamo quanto vitamine e sali minerali sono sensibili a qualsiasi trattamento dalla centrifuga, al frullato, al calore alla luce.

Punti positivi
1) Meglio delle bevande gasate e zuccherate, anche se una bottiglietta di frullato fornisce dalle 150 alle 300 calorie va tenuto conto delle calorie giornaliere assunte.

2) Immagine legata alla salute e al piacere del consumo di frutta, se serve a stimolare un maggiore consumo di frutta può essere un veicolo ma preferirei che si i bambini imparino ad adoperare frutta fresca per non farli abituare alla frutta con quella nota un po' troppo dolce di alcuni di questi preparati, uno smoothie o frullato non può essere paragonato al consumao di frutta fresca.

Frullati Chiquita, hanno dalla loro parte una grande marchio e la grande esperienza di tre anni in Europa, a livello di comunicazione tuttavia non sembra che prenda esempio dall' esperienza fortunata degli altri paesi europei. Al momento sembra che non ha una distribuzione capillare l'ho visto solo all'insegna SMA. Ha un tempo maggiore di durata rispetto a dimmidisì, dovuta a una leggera pastorizzazione (!) il frullato e ha anche un contenuto di calorie e zuccheri più alto rispetto a dimmidisi.

Frullati Dimmidisi
, ha anticipato Chiquita, un'azienda italiana, specializzata nella IV° gamma, è stata creata un immagine accattivante ma la sensazione che ho personale è che avrebbero dovuto credere e investire in questo prodotto un po' di più, al palato è molto gradevole, ha un periodo di scadenza breve ma è un plus di freschezza del prodotto, si vende in Coop e Standa. Dal mio punto di vista è il migliore o quello che più si avvicina al concetto di frullato. Ha prodotto anche nuovi gusti come arancia e carota e pera e amarena con il 55% di pera e amarena.

Frullati Valfrutta
, azienda storica che tenta di innovare con una linea Valfrutta fresco, ahimè comunicazione zero, nemmeno nel sito internet dell'azienda io l'ho trovato all'Esselunga, dei tre è quello con le potenzialità maggiori per il miglior contenuto in etichetta peccato non dichiarare la quantità di banana e il miglior rapporto qualità/prezzo è il più calorico ma per molto poco.

In uscita il prossimo anno i frullati del mulino bianco staremo a vedere cosa si inveteranno, dal momento che arrivano in ritardo rispetto ad altri e se faranno tesoro delle critiche.

mercoledì 13 maggio 2009

L'aspartame è buono o cattivo per la salute?


L'aspartame è un dolcificante artificiale. È composto da : acido aspartico (40%), fenilalanina (50%), metanolo (10%). Ha le stesse quantità di calorie dello zucchero ma il suo potere dolcificante è 200 volte maggiore, bastano quindi delle piccole quantità per dolcificare cibi e bevande. Per questo l'aspartame, come altri prodotti dolcificanti come il ciclamato e la saccarina, viene utilizzato da chi vuole ridurre l'apporto di calorie nella dieta e anche a chi è malato di diabete.

L'aspartame è un additivo alimentare autorizzato a livello europeo e classificato col numero E951. L’apporto giornaliero ammissibile è di 40 mg/kg per chilo di peso corporeo. L’aspartame si trova solitamente nei prodotti che si definiscono “light” o “senza zucchero” perché in sostanza apporta meno calorie (lo troviamo in yogurt, bibite, gomme da masticare, caramelle) .

Il dibattito sui pericoli di aspartame nonostante la decisione dell’Efsa divide la comunità dei medici.Lo scorso 5 maggio, in un comunicato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha reso noti i risultati della valutazione sullo studio della cancerogenicità dell’aspartame, da una ricerca svolta al Centro di ricerca sul cancro della Fondazione Europea Ramazzini.


L’Efsa dichiara che non c’è correlazione tra l’aspartame e aumento di linfonodi e leucemie osservato dai ricercatori su 1.800 cavie. Stesso esito anche per la presunta insorgenza di lesioni neoplastiche di rene, urete e vescica; anche i dati sui tumori maligni non forniscono evidenza, della potenziale cancerogenicità dell’aspartame.

In un recente convegno su Cancro e ambiente ad Aix-en-Provence il Dr.Valérie Magnin, oncologo, ha rianimato il dibattito in seno al forum mentre per altri medici non è un problema. Io sostengo da sempre che assumere edulcoranti deve dare dei benefici per la salute, il rischio di linfonodi e leucemie sono un rischio per la salute ma sopratutto un rischio inutile. Certo dipende dalla quantità per un adulto superare il limite in teoria è difficile un po meno per un bambino.

Il mio consiglio è cercarne di assumerne il meno possibile, qualora invece per ragioni diverse assumete prodotti con aspartame con regolarità, in presenza di disturbi allo stomaco, malessere, depressione, vertigini, perdita di memoria, sospendere l'assunzione.

Io credo che la maggior parte delle persone che consuma prodotti con aspartame non sa i limiti dell’aspartame previsti, spesso non sa nemmeno che in quel prodotto c’è aspartame.
Anche se Efsa ha un opinone diversa è logico avere un principio di cautela e quindi verificare sempre quanto aspartame si assume.
Anche perchè non è l'aspartame che fa dimagrire ma un dieta ipocalorica associata ad esercizio fisico. Il mio consiglio è quello di diminuire le quantità di zucchero, abituarsi a utilizzare meno zucchero, più zucchero adoperiamo, più viene voglia di utilizzarlo.
Sotto tabella degli zuccheri e delle quantita max consigliate, poco note ma è bene saperle.

Due opinoni diverse : opinione altenativa, opinione classica

lunedì 11 maggio 2009

Skipper Vitalitas

Si avvicina l’estate ed è iniziata la guerra della bevande tra le aziende alimentari, investimenti pubblicitari, eventi per accattivarsi le simpatie e i giudizi positivi dalla stampa, del web ma sopratutto dei consumatori. Sembra una guerra di frutta (di quale frutta non è molto chiaro) più che di bevande, tre le linee principali :

1. I prodotti di 4°gamma superfreschi con scadenza breve come i Frullati Dimmidisi, Solfarm,che troviamo dove ci sono le insalate già pronte.
2. I prodotti da banco frigo come Chiquita frullati, Valfrutta frullati, Parmalat smoothie, Santal(sono posizionati come le spremute d'arancia) leggermente pastorizzati, scadenza 15-20 giorni.
3. I succhi di frutta classici, se cosi si può dire a lunga scadenza. Proprio tra questi arriva la svolta salutistica di Zuegg con Skipper Vitalitas.

Con la crisi finanziaria in atto, anche la categoria dei succhi di frutta registra delle vendite in recessione o per lo meno in generale il consumo non cresce e tende a diminuire, la pressione delle promozioni si fa sentire tanto che 3/4 delle vendite avvengono tramite le promozioni, la nascita di linee salutistiche come Santal 5 colori, Yoga Aq antiossidante, Derby blue zero, vannno viste come un tentativo d'innovazione e il recupero del margine di redditività per non essere compressi dalle promozioni, ma risulta una leva difficile per le aziende un percorso al quale non sono abituati ed è facile prendere lucciole per lanterne e scoprire che il settore degli alimenti funzionali può fare anche male.

Il marchio Zuegg è sempre stato fino a qualche anno fa l’azienda leader ed innovatrice dei succhi di frutta, ricordo nel 1978 le prime spremute al 100% nel reparto dei freschi, le spremute d' arancia rossa, nel corso degli anni però questa azienda ha perso smalto, creatività secondo me da azienda che era in grado di anticipare i nuovi trend che tutti imitavano e seguivano come esempio è divenuta un’azienda che mio parere sembra rincorre il mercato, nonostante oggi abbia un fatturato di euro di 173 milioni.

Forse un po' di mesi fa' è suonato il campanello d’allarme, nuovi competitor all’orizzonte Rauch, Pago, Chiquita, Dimmidisi, Valfrutta, Parmalat innovano con proposte gradite ai consumatori, prima Zuegg lancia Frulli il 100% frutta senza aggiunta di acqua, ai gusti classici come albicocca, pesca e pera, ( personalmente l'ho trovato troppo denso), poi succhi.it i suchi con frutta italiana, ora ci prova con un nuova linea che sembra prendere le distanze dalla precendete produzione : Zuegg Skipper Vitalitas. Ideata per il target femminile 25-45 enni (perché bevono solo loro? Non potrebbe interessare altri target? E' questo il target che ha problemi?) viene presentato, come ho letto, come una linea di bevande funzionali per risolvere "benefici psicofisici" (addirittura anche meno, conosco molte donne 25-45enni perfettamente equilibrate, credo che questo concetto vada spiegato meglio, quali sarebbero questi benefici?) per colmare le carenze quotidiane di nutrienti. (e quali sarebbero queste carenze e perchè? "Sono certo" che non fanno leva sul complesso di colpa delle carenze nutrizionali?).

- Melograno e uva con estratto di tè rosso per una “naturale” azione antiossidante
- Pompelmo rosa e mirtillo rosso con estratto di te bianco per una “naturale” azione depurativa
- Agrumi& starfruit con estratto di ginseng per una “naturale” azione energizzante
- Frutta tropicale e banana con estratto d’angelica per una "naturale" azione equilibrante.

Un po’ un misto tra Acqua Rocchetta Elisir, la bevanda Coco Cola janchì, Vitasnella fit-drink però molto vicina alla linea Tropicana Essentiel (avranno preso magari spunto da questa linea?). Mi chiedo se hanno per caso degli studi sul prodotto che dimostrano le azioni antissossidanti, depurative, energizzanti, ed equilibranti, non tanto degli ingredienti ma dei prodotti skipper vitalitas? In etichetta c'è scritto da unire ad una alimentazione varia ed equilibrata con attività fisica, mi sorge spostaneo un dubbio, ma allora a cosa serve Skipper, perchè sappiamo già che dieta varia ed equibrata insieme ad un esercizio fisico costante svolge già queste azioni.

In una intervista su GDO WEEK n.470 del 23 Febbraio 2009, si parla di completa "naturalità" dei prodotti, io di naturale conosco solo i sassi, di un prodotto trasformato si può parlare di naturalità? Siamo proprio certi e sicuri che bere un bicchiere di skipper sia come bere della frutta fresca?

Le immagini però qui sotto parlano chiaro dei riferimento del prodotto, donne in perfetta forma avvolte dalla buccia di frutta per stare in forma, basterà?


Quello che posso dire e che mi lascia molto interdetto è che Zuegg è un marchio molto conosciuto all’estero ha aspettato dieci anni rispetto ai concorrenti per una linea salustica? Da un azienda come Zuegg mi aspettavo qualcosa di meglio, posso dire che personalmenete non ho compreso il carattere innovativo della proposta e i relativi benefici della salute nella comunicazione, forse andavano spiegati meglio.
Ho acquistato passando per caso da Como, Skipper vitalitas pompelmo rosa e mirtillo rosso + estratto di tè bianco, la confezione non è da un litro ma da 750 ml. al costo 1,85 euro al litro 2,33 euro. Zuccheri 10,7gr. per 100gr, però, mentre viene comunicato succo di melograno e mirtillo rosso nell'indicazione sul retro si scopre che è una bevanda all'uva, pomplemo rosa e mirtillo rosso, il succo di uva è il 48% il primo ingrediente, il succo di pompelmo rosa 45%, succo mirtillo rosso 5%, non polpa, non spremuta ma succo, chissà se per curiosità c'è dell'acqua in questo succo? Contenuto di frutta 98% come lo debbo leggere, non riesco a capire? C'è qualcosa che a livello di comunicazione non comprendo, io ricordo che i succhi di frutta hanno una buona percentuale di acqua che può variare forse ho compreso male! Nel complesso il sapore non è male, per il mio gusto ma si allinea più ai prodotti Santal Fruit Therapy che a uno Smoothie al 100% frutta.


Fonti: Mark Up, Beverfood Immagini tratte dal sito SkipperJuice di proprietà del medesimo

venerdì 8 maggio 2009

Acque minerali che fanno dimagrire?

Decisamente un anno orribile questo per il gruppo multinazionale Danone, che quest'anno festeggia i 90 anni. Dopo la vicenda negativa in Cina con il partner Wahaha, il ritiro di Essensis per Flop, il primo trimestre del 2009 con un andamento delle vendite negative, il ritiro degli health claim di Activia e Actimel all'Efsa (che ha fatto sorgere in persone maligne e sospettose più di in dubbio, nel quale io non mi riconosco), ora si aggiunge anche una sentenza dell'antitrust francese delle ritiro dal commercio dell' acqua minerale Taillefine in quanto non conforme alle direttive europee delle acque minerali. Acqua Taillefine addizionata di calcio e magnesio era entrata in commercio nel 2001 indicate per le donne alla ricerca della taglia 38. In qualsiasi caso Danone la riproporra secondo le indicazioni UE (ostinati!).

Riporto quesa notizia perchè anche in Italia per esempio non mancano le acque, che in modo molto indirettamente fanno capire che aiutano a perdere peso sono tante, sappiate che qualsiasi acqua minerale o anche l'acqua del rubinetto ha zero calorie, per dimagrire è necessaria una dieta ipocalorica associata ad attività fisica. Acque dal gusto leggero, acque dall'apporto equilibrato, sono solo delle dizioni, il costo di queste presunte acque che fanno dimagrire è sempre molto alto casualmente rispetto alle altre acque, quindi occhio alla spesa.

mercoledì 6 maggio 2009

Con la crisi il consumatore con le proprie scelte mette in discussione il valore dei marchi e dei prezzi dei prodotti


Questa crisi economica per quanto sia difficile dirlo ha dei risvolti anche positivi, ha messo in discussione il rapporto dei consumatori con i marchi, i clienti sono diventati più consapevoli delle loro spese, e si chiedono, un prodotto con il marchio ha valore? È corretto? Il prezzo è giusto? Si tratta di domande che ci si pone in ogni decisione d’acquisto.

Il consumatore sarà sempre più attento e critico rispetto al valore reale dei prodotti. Tutti i grandi marchi sono preoccupati, si è creato un fenomeno di destabilizzazione delle persone di fronte alla crisi, c’è stato nelle mente del cliente come un annullamento dei valori. La crisi è nata dal fallimento di un sistema finanziario astratto, che ha condotto a una crisi materiale, perdita del potere d’acquisto ma anche una crisi immateriale, che mette in discussione valori consolidati fino a qualche mese fa’. Questo atteggiamento è entrato nei gesti quotidiani come l’acquisto di uno Yogurt con prebiotici, è un prodotto necessario? È un prodotto valido? Promette ciò che dice? Avrò fatto la scelta giusta? Il prezzo è giusto?

Secondo una ricerca in Europa svolta da (Credoc) i consumatori intervistati, hanno giustificato solo il prezzo del caffè, l’'80% degli intervistati considera "giusto" il prezzo delle Privat Label, prodotti con il marchio del distributore, 70% trova ingiustificati i prezzi delle principali marche.

Il consumatore ha sviluppato un atteggiamento di rifiuto del superfluo. I marchi che hanno fatto e fanno troppa pubblicità senza offrire un reale valore aggiunto, cominciano ad essere snobbati. Si scelgono nuovi marchi e si cercano altri canali commerciali. In questo contesto, private label, stanno guadagnando terreno. Nei supermercati in Europa il 30- 33% degli acquisti sono private label, contro il 17% nel 1993. Molti prodotti di Private label sono anche migliori dei prodotti di marca, l'ho scoperto durante una mia indagine sulla maionese( Pam, Esselunga) e anche più convenienti.

È finito il tempo in cui il consumatore paga l’illusione di un sogno. I clienti hanno sviluppato una scarsa relazione emozionale con le marche . Al contrario invece delle aziende hanno sviluppato un atteggiamento molto positivo i distributori le grandi catene dei supermercati come PAM, Esselunga, Coop, Unes con Slogan come “Combattiamo con voi per il caro vita ", acquisendo un alto gradimento che trasferisce alla clientela un idea di risparmio, stabilendo così un rapporto più forte, mentre invece i produttori hanno mantenuto una comunicazione incentrata sul contesto del prodotto, sul sogno e l’illusione.

Questo non vuole dire che i marchi scompariranno tanto che una società di MillardBrown, ha pubblicato il 29 aprile, il valore della top 100 mondiali dei marchi, il cui volume di affari dei prodotti con i marchi è cresciuto del 1,7% nel 2008. Il marchio viene premiato dove c’è una forte ansia o per la ricerca del piacere, in queste anse riesce a trovare la sua giustificazione, o la ricerca di un gusto originale Nutella è sempre è solo Nutella, un'altra scelta non soddisfa, preferisce rinunciare, non vuole sentirsi frustrato da prodotti che non corrispondono alle sua aspettative.


I marchi che hanno fatto invece della qualità e della sicurezza nel corso di questi anni non avranno problemi come Parmiggiano Reggiano, Consorzio San Daniele, mentre invece per gli altri marchi che fino a ieri hanno venduto sogni più che prodotti, resta la strada dell’innovazione continua per stimolare i clienti con cose nuove, l’innovazione ha sempre un forte richiamo nei confronti del consumatore. Adesso capite perché siamo stati subissati da prodotti nuovi con una forte contenuto innovativo!


Cosa si può fare, cosa possiamo fare noi consumatori? Molto innanzitutto fare la spesa è un po come votare , se vedete che un azienda o un prodotto, aumenta ingiustificatamente non acquistatelo, non compratelo, boicottatelo, scegliete un'altra marca, anche solo questo gesto aiuta moltissimo più di quando pensiate. Non dico per quale associazione di consumatori collaboro gratuitamente, ma abbiate simpatia per loro, perché riusciamo a portare le aziende davanti all’antitrust, con multe di milioni di euro e anche al ritiro del prodotto e segnalate anomalie che possono sfuggire al nostro occhio più che attento.

lunedì 4 maggio 2009

I prezzi dei prodotti alimentari salgono, 3 metodi di come le aziende aumentano i prezzi senza farlo notare.

Che fine ha fatto Mister Prezzi? Colui che avrebbe dovuto controllare aumenti inconsueti dei prodotti alimentari, dopo la multa antitrust ai pastai, sembra sparito nel nulla, intanto i prezzi dei prodotti alimentari salgono, sabato ero al supermercato a Milano, ho notato che i piselli sono 4,50 euro il kg. freschi (meno male che sono un prodotto di stagione!), lo yogurt yomo alla frutta, una confezione da due 1,50 lo scorso anno 1 euro (+50%). Secondo un rapporto Ismea nell’ultimo trimestre del 2008 i prodotti agricoli all’origine hanno avuto una riduzione del -10,9%, il vino -15,9%, i lattieri caseari del -7,8%, Giovanni Apostoli della Coldiretti dice in un intervista i prezzi del latte all’origine sono scesi del -12% al consumo un litro di latte costa ancora 1,4 un ricarico del 300%.

Burro, caffè, birra, centinaia di altri prodotti con un peso o un volume fisso possono cambiare grammatura è questa la direttiva europea con data 5 settembre 2007, hanno la possibilità alle aziende di modificare il peso dei prodotti come si vuole. Dal marzo 1985, il volume o il peso di dei prodotti era sotto stretto regolamentato. Un esempio: il burro non poteva essere al di fuori delle grammature da 125, 250 o 500 grammi. Un produttore mi dice "Ci si avvarrà di questa possibilità alla fine del 2009, per esempio un burro 600 gr. per un approccio eco-responsabile ci aiuterà a ridurre l’imballaggio, si e a noi poveri mortali andremo al supermercato con un TIR se va avanti cosi.

Ma attenzione perché la regola è formati grandi pezzo ridotto, formatti piccoli prezzo alto, se per esempio comprate lo zucchero a bustine costa molto di più di quello al pacco da un kg, cosi come per i detersivi ecc.

Invece io personalmente ho notato che è pratica comune per i produttori mascherare aumenti dei prezzi ci sono 3 metodi ma spesso gli adoperano tutti e tre insieme

1) Una diminuzione del contenuto come per esempio le marmellate che da 330 gr. diventano di 250 gr. sembra solo un leggero aumento di prezzo invece, aumenta il prezzo e diminuisce il contenuto aumento del 30%. Pacchi di biscotti che da 800gr diventano 700 gr. nell'acquisto controlate sempre il prezzo al chilo.
2) Un'altra strategia è quella di cambiare la confezione, un processo che apre piuttosto ad aumenti per i clienti, lo stesso prodotto magari cambia solo il colore dell’etichetta., un 20% in più, il più subdolo fare sparire il prodotto magari una bibita da bere in lattina da 33cl e poi ripresentarlo in bottiglia pet a 50 cl, con il costo del doppio.
3) Il terzo il più perverso è la modifica parziale degli ingredienti, sostituendoli con ingredienti più costosi ma anche che no, al fine di abbassare i costi, una nota azienda produttrice di crakers ha ritirato dal mercato i cracker integrale che vendeva al peso di 500gr a 1,25 cadauna cioè 2,50 al Kg e gli ha sostituiti con una nuova ricetta aggiungendo alla precedente + fiocchi d’avena, con una confezione da 200 gr.al costo di 1,50 cadauna cioè 7,50 euro al kg un aumento del 300%.

Occhio alla spesa!
osserva prezzi, il sito del ministero