sabato 29 novembre 2014

Fairlife, il latte il nuovo business di Coca Cola?

Notizia che hanno dato tutti i media, l'entrata di Coca Cola nelle bevande della salute, già questa notizia fa drizzare le antenne, se Mcdonalds vende broccoli e insalata perché Coca Cola non può vendere le bevande della salute?

In questo caso Coca Cola si affida come bevanda della salute a un latte che ha chiamato Fairlife. Tutti i media dando la notizia hanno rimarcato lo slogan il latte e la salute, attenzione non è casuale!

Certo che se proprio valevano fare una bevanda della salute, del latte c'era bisogno viene spontaneo chiedersi? Che so io, non era sufficiente del vero succo di frutta, della limonata, dell'acqua?

Però se si va un po' ad indagare più che Coca cola verso il mercato della salute, Coca cola va in soccorso dei produttori di latte, ebbene si le vendite del latte sono scese dell'8% nell'ultimo anno negli USA, il latte genera sempre più avversione nei consumatori, anche il mercato del formaggio gli Usa non sono più tra i grandi consumatori di formaggio.

Teniamo presente che il consumo del latte non interessa tutto il globo ma solo una parte, sembra quindi più che altro che Coca cola vado in soccorso dei produttori di latte e delle multinazionali del latte che hanno negli ultimi anni delle chiare difficoltà d'immagine e di vendite in tutti i mercati europei e degli Stati Uniti le vendite a volume sono tutte negative rispetto agli anni precedenti.
Questo ha generato un surplus di latte per una mancanza di vendita.


Fairlife, questo è il nome del latte di Coca Cola non è un semplice latte, come poteva essere? Ma è un latte + del 50% di proteine, + circa 50% di calcio, -50% di zucchero di un latte normale, pertanto quanto dichiarato dall'azienda sul sito senza lattosio.

Già pronti distributori nelle scuole e nelle mense  e la versione yogurt greco con il marchio Pinkberry
Fairlife costa il doppio di un normale latte.

Quello che mi ha più divertito è stata la spiegazione di come viene ottenuto questo elisir della salute, tramite filtraggio, loro filtrano il latte e ottengono un latte con il 50% in più di proteine, circa il 50% in più di calcio, meno zucchero e senza lattosio, è il filtro di Mago Merlino per caso? Ma dove l' avete comprato sto' colino che invece di togliere moltiplica?

Non sarà magari cosi per caso che viene aggiunto qualcosa? In modo del tutto naturale ovviamente, come nel caso dei tanti yogurt greci che nulla hanno dello yogurt greco ma hanno più proteine, ecc ?


Questo Fairlife, un tipo di latte chiaramente risponde come prodotto delle nuove esigenze del mercato che vedono in modo positivo i cibi ricchi di proteine sulla scia della dieta dunkan, cibi con più calcio anche se intake tra calcio e prevenzione dell'osteoporosi è molto in discussione, è il senza lattosio che forse potrebbe aprire a un mercato più vasto come quello asiatico e cinese dove il 95% sono intolleranti al lattosio, pertanto un prodotto più adatto ai nuovi mercati, ma che l'alto costo del prodotto lo rende più di difficile distribuzione nei mercati sud americani, africani ed asiatici..

Prima di darne un  giudizio completo su Fairlife  aspettiamo di vederlo al supermercato, al momento possiamo dire che le news non ci predispongono positivamente.

Devo dire nemmeno però in Gran Bretagna, sta suscitando un ondata di protesta la comunicazione di Fairlife, che ha visto protestare la maggior parte delle signore, nella comunicazione si vedono delle signorine in atteggiamento molto sexy per pubblicizzare il prodotto, diciamo che si vuole comunicare un elisir della salute di un prodotto è un modo un po' originale di farlo, forse non è la sola buccia di banana in cui Coca Cola rischia di scivolare.

Info: Fairlife




martedì 25 novembre 2014

Chi sono i più grandi consumatori di formaggi? Quale incidenza su obesità e osteoporosi?

In questi giorni è stato pubblicato sul giornale economico The Wall Street Journal, la classifica dei paesi più consumatori di formaggi, ho voluto confrontare questi dati con le statistiche di alcune patologie che sono in qualche modo collegate nella cultura comune al consumo di formaggi per vedere se a livello statistico ci sia una relazione tra più alto consumo di formaggio e l'Obesità e l'Osteoporosi.

Chi sono i più grandi consumatori di Formaggi nel mondo?

1. Francia: 25,9 kg. per abitante nel 2013
2. Islanda: 25,2
3. Finlandia: 24,7
4. Germania: 24,3
5. Estonia: 21,7
6. Svizzera: 21,3
7. Italia: 20,7
8. Lituania: 20,1
9. Austria: 19,9
10. Svezia 19,8


Consumo pro capite non esprime la grandezza del mercato

Il consumo procapite però è un dato relativamente significativo perchè mette sullo stesso piano Francia con 66 milioni d'abitanti e l'Islanda con 300 mila abitanti, due mercati diversi sopratutto per volumi e varietà.

Quello che spicca è che i formaggi sono consumati più in Nord Europa che nel Sud Europa, l'aspetto se vogliamo interessante è che questi sono anche produttori di formaggi, sembra che consumatori di formaggi e produttori di formaggio condividono lo stesso paese e lo stesso spazio.

Si potrebbe pensare che ci sia un collegamento tra ambiente temperature e consumo di formaggio a incidere sicuramente di più l'intolleranza al lattosio, si conta che il 95% dei cinesi sia intollerante al lattosio, comune anche a molti altri paesi asiatici, africani e del Sud America.

Mi ha molto sorpreso non vedere nella classifica alcuni paesi molto noti per i loro formaggi come i Paesi Bassi,la Polonia, il Regno Unito che è nelle posizioni intermedie con 11,6 kg per abitante all'anno come anche gli Stati Uniti con 15,6 kg.

Agli ultimi posti della classifica spicca la Cina, la Colombia il Sud Africa e il Sud Korea con meno di 2 kg di formaggio all'anno.


Consumo di Formaggi e Obesità e sovrappeso

Si è sempre detto che i formaggi sono ricchi di grassi e quindi mangiarne in più quantità sono dei prodotti che facilmente possono contribuire ad essere in sovrappeso e obesi, ho confrontato questi dati con i dati a livello mondiali dell'Indice di Massa Corporeo Medio (BMI).

Il primo paese europeo per numero medio più alto di BMI è la Grecia, che invece non è un gran consumatore pro capite di formaggio, al secondo posto la Germania che abbiamo visto essere il quarto paese per consumo pro capite di formaggi, mentre terzo il Regno Unito.

Se andiamo a vedere anche i dati relativi all'Obesità. il Regno unito è il primo paese per percentuale d'obesi con il 23% seguito dalla Grecia il 22% e la Germania con 13%.

Tra i paesi che invece che consumano poco formaggio, si differenzia la Colombia che hanno un BMI medio di 26,6, il Sud Africa 26,3 degli indici che possiamo definire alti.

Classifica BMI medio nei paesi europei

1. Grecia 27,5 (13° nel mondo)
2. Germania 27.1 ( 23° nel mondo)
3. Regno Unito 27,0 (26° nel mondo)
4. Slovenia 26,5
5  Austria 26,4 
6  Finlandia 26,4
7  Svizzera 26,1
8  Croazia 26
9  Portogallo 25,8
8  Spagna 25,7
9  Lituania 25,5
10.Ungheria 25,5
11 Svezia 25,4
12 Norvegia 25,3
13 Polonia 25,1
14 Italia 25,1
15 Paesi Bassi 25

Questa analisi indica che il consumo di formaggi potrebbe influenzare in qualche modo il peso ma non in modo determinate, ben 5 paesi europei su dieci , sono tra più grandi consumatori di formaggi hanno anche in BMI in media più alto, ma può essere solo indice di un alimentazione più ricca, il primo paese tra i più grandi consumatori di formaggio è la Germania secondo in Europa ma 23° nel mondo. 

La Grecia che ha media del BMI più alto è tra i paesi europei sotto alla media per il consumo di formaggio. La Francia nonostante siamo i più grandi consumatori di formaggi hanno la media dell BMI di 24,9 più basso dell'Italia che è di 25,1. 

C'è una spiegazione nella cultura alimentare, i francesi mangiano il formaggio con molte verdure, per esempio salade de chevre chaud, cioè insalata con formaggio caldo oppure sopra la zuppa di cipolle, nella torta di porri, pertanto è l'alimentazione nel suo complesso, le abitudini alimentati e stile di vita permettono d'avere consumi alti di formaggio pro capite e bassa percentuale di BMI.


Consumo di Formaggi e Osteoporosi

Abbiamo sempre sentito dire, mangiare più porzioni di latte e prodotti derivati del latte per prevenire l'osteoporosi, abbiamo esaminato l'incidenza di una delle conseguenze più gravi dell'osteoporosi il rischio della frattura delle ossa dopo i 65 anni, i paesi più a rischio sono:

1) Regno Unito
2) Stati Uniti
3) Svezia
4) Canada
5) Austria
6) Svizzera
7) Russia
8) Francia
9) Germania
10) Finlandia

Bene notare che sei paesi su dieci sono tra i primi dieci consumatori di formaggi, nonostante siano nella classifica di consumo più alto di formaggio procapite sono tra i paesi con il maggior rischio di fratture dopo i 65 anni, pertanto che abbiamo sempre in particolare modo nel post il latte è un veleno 2, il consumo di più porzioni di latte e latticini può non essere efficace nella lotta contro l'osteoporosi.


Sintesi: questi dati cosa ci suggeriscono? Che il consumo di più porzioni di latte e derivati del latte potrebbe non incidere sulla prevenzione dell'osteoporosi, anzi i paesi che consumano in media più formaggio hanno il maggiore rischio di fratture ossee dopo i 65 anni, mentre invece per quanto riguarda l'obesità e il sovrappeso esiste una relazione ma non è determinante, per lo meno sembra incidere in alcuni paesi nel senso d'indice di un alimentazione ricca e per niente in altri paesi, il primo paese tra i più grandi consumatori di formaggio con BMI più alto è la Germania al 23° posto, che ha un indice d'obesità del 13% nella popolazione.

Come abbiamo sempre detto l'obesità ha cause multifattoriali e le patologie devono essere valutate in base ai comportamenti individuali, non è detto che se si abita in un paese con BMI alti di media si deve essere per forza obeso e sovrappeso anche se il contesto nel quale si vive è uno di quei fattori che bisogna sempre prendere in considerazione.

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giovedì 20 novembre 2014

Caro Ministro della salute ma è più preoccupata della salute delle aziende che della salute degli italiani?

Leggo oggi su un quotidiano che il Ministro della Salute si oppone alla proposta dell'Oms della riduzione dei zuccheri nei prodotti industriali perchè è un attacco all'aziende italiane, non c'è alcuna prova della relazione tra zucchero e obesità!

Un dubbio sorge, caro Ministro della Salute ma è più preoccupata della salute delle aziende o della salute degli italiani?

Anche io ogni tanto la mattina mi sveglio e mi sento bagnino della serie Baywatch va beh poi mi vedo allo specchio e ritorno quello del giorno prima, sarà capitato anche al ministro si è svegliato stamattina come Ministro dell'Economia o non della Salute? Può succedere!

Caro Ministro, un invito a riflettere, quello proposto dall'Oms non riguarda solo le aziende italiane ma tutte le aziende di tutti i paesi, a prescindere dal fatto che io sia d'accordo o meno, perchè se dipendesse dalle aziende metterebbero nei prodotti di tutto e di più, le norme di legge si fanno per tutelare la salute dei consumatori e non la salute delle aziende!

Non a caso per fare notare meno il contenuto di zucchero lo chiamano in  più modi, pur di non farlo comparire primo nella lista degli ingredienti, così allo zucchero si aggiunge ogni tanto sciroppo di zucchero, sciroppo di mais (di quale mais non si sa neanche bene, chi vuole capire capisce), sciroppo di zucchero invertito, sciroppo di glucosio-fruttosio ma sempre zuccheri sono, per non parlare degli edulcoranti.


Aziende italiane? 
Mi permetta di dissentire, bisognerebbe specificare di quale aziende parliamo, vorrei vedere quante di queste veramente danno lavoro in Italia, molto aziende hanno delocalizzato producono al di fuori dell'Italia e hanno la sede in Lussemburgo, sono italiane solo di nome hanno il 90% della produzione all'estero, si può dire che un azienda sia italiana se dà lavoro e ha stabilimenti in Russia, Serbia e Romania?

Di questi giorni la notizia che una nota azienda alimentare italiana che negli ultimi dieci hanno ha fatto solo investimenti all'estero (cioè delocalizzato, portato il lavoro fuori dall'Italia) ora si avvia al fallimento e chiede di essere salvata, mi auguro non con il danaro dei contribuenti italiani ...

Riduzione non solo di zucchero
A prescindere dal fatto che io sia d'accordo o meno se le aziende riducono lo zucchero nei prodotti industriale sarebbe un ottima cosa stabilire dei limiti dei mix di zuccheri,  delle percentuali dei grassi e del sale come d'additivi, anche se la dipendenza da un prodotto dal gusto dolce è dato sia da una dipendenza psicologica, che fisica, che gustativa, più zucchero ingeriamo meno il palato ne percepisce il sapore e più sentiamo la necessità di zucchero.

Chiaramente limitare l'uso di alcuni ingredienti non basta, perchè non tratta la dipendenza psicologica e fisica, si è passati da un dolce a settimana alla frequenza di prodotti con zucchero a tutte le ore del giorno, basta accendere un attimo il televisore e vedere pubblicità solo di snack dolci.

Serve una politica coerente con programmi multidisciplinari
In questi anni abbiamo visto passare per frutta, pezzettini di frutta con l'80% di zucchero, yogurt con più del 20% di zucchero, lattina di bevande con 7 bustine di zucchero, si può anche continuare cosi, però l'obesità ha causa multifattoriali è vero ma non piove dal cielo!

A quanto un programma di salute sull'attività fisica della popolazione, su come agevolarla  e stimolarla a tutte le età?

Nell'articolo si cita che Lei è contraria alla sostituzione degli zuccheri con gli edulcoranti, anche io, però l'Efsa gli ha resi perfettamente legali e utilizzabili, è stata proprio l'Italia con i suoi rappresentanti uno dei promotori, io se vedo un prodotto con asptartame o altra edulcorante non lo acquisto.

Dovrei state ancora qui a spiegare l'indice glicemico di come si misura e cos'è? Di tutta le letteratura medico scientifica sull'abuso di zucchero, preferisco di no, non sono più interessato a fare cambiare opinione a qualcuno.

Purtroppo sembra che si possa supporre da quello che si legge sui giornali, che ci sia una parte della classe politica e della classe dei medici che sia sponsorizzata dalle aziende per dire di tutto e di più, io avrei anche altre parole ...


Educazione nutrizionale delle aziende anche no, grazie
Si dice non bisogna proibire ma fare educazione, cioè più soldi dello stato che vuole dire più soldi in tasse dei contribuenti, io vedo fare educazione da venti anni, spendere milioni e milioni d'euro, ma con quali risultati?

Per non parlare dei siti delle aziende in cui l'educazione nutrizionale viene utilizzata per vendere creme al cioccolato a tutte le ore, ricche di zucchero e altri ingredienti di dubbia origine! Anche che no grazie, vendi prodotti ricchi di zucchero che promozioni da mangiare 24 ore su 24, almeno risparmiaci l'educazione nutrizionale del super esperto!

Per quanto mi riguarda mi sembra oramai tutto un circo equestre tra belve addomesticate, giocolieri, acrobati e pagliacci.

Da quello che sembra mi fa l'idea che la politica non difenderà mai la salute delle persone, mi sembrano che siano sono troppo impegnati a difendere la propria.

Avete voglia di dolce fatevelo a casa ma non diventate dipendenti da merendine, biscotti, crema al cioccolato, non va mai bene il proprio benessere sia fisico che psicologico essere dipendenti da qualcosa, ma sopratutto essere dipendenti da qualcuno.


chiedo scusa questo è un po' un monologo ma se qualcuno ha da dire qualcosa...


lunedì 17 novembre 2014

Patatine fritte : Chips, puttin' on the Ritz

Lo snacking classico a cui ogni bambino della mia età aspirava, vederle mangiare agli altri bambini e sentirgli fare crunch mi faceva venire un nervoso. Il massimo consentito a casa mia era il panino con il formaggio fresco fatto da mia nonna e pomodoro dell'orto.

Facevo la merenda di nascosto dagli altri bambini, perché se oggi mangiare prodotti sani e genuini è considerato una virtù, a cavallo degli '60  e 70 in pieno boom economico, dove tutto quello che veniva dall'America era sinonimo di modernità, tutto quello che veniva dalla campagna era sinonimo d'arretratezza.

Ricordo che i primi soldi della paghetta finirono su un pacco di patatine fritte e per contentezza mi inventai chips, puttin on the ritz, cantando quella canzone che sentivo sempre alla radio, un modo per esprimere la gioia di sentirmi qualcuno con finalmente il mio pacco di chips!


Da dove arrivano le patatine fritte?
La patatine fritte vengono proprio dall'America ed esattamente da Saratoga Springs, nello stato di New York, si racconta che un cuoco un certo George Crum a cui un cliente aveva rispedito indietro le patate perchè troppo spesse per ripicca le taglio sottilissime come per fare delle fettine di limone e le ha fritte nell'olio, però quella volta non tornarono indietro, cosi sono nate le chips le patatine fritte che tutti noi conosciamo tanto che venivano chiamate Saratoga Chips.

Dalle cucine dei ristoranti le patatine fritte ben presto arrivano nelle cucine di casa, i primi tentativi di renderlo un prodotto artiginale industriale fu fatto dall'azienda Mike-sell's Potato Chip Company a Indianapolis nell'Indiana ma il primo vero stabilimento fu Leominster Potato Chip Company nel Massachusetts, il prodotto però aveva un tempo di consumo breve, sarà solo con l'invenzione del cellophane che ha permesso alla patatine fritte di diventare un prodotto della grande distribuzione sempre pronto che tutti oggi conosciamo.


Chi sono i più grandi consumatori di Chips?

I dati del consumo di snack salati e in crescita (+ 3,85) e le chips sono il prodotto più acquistato, chi sono i più grandi consumatori di patatine fritte? In una ricerca della Kantar Media di alcuni anni fa, risultava che gli americani l'86% dichiara di mangiare abitualmente patatine fritte, cosi come i francesi, che risultato essere tra i maggiori consumatori di chips patatine fritte, chi l'avrebbe mai detto? Altro che Patè, Madeleine, Eclair, Choux Choux, Macaron  i francesi vanno a chips di patatine fritte!

Al terzo posto gli inglesi l'84% questo non stupisce è il paese del fish anche chips mica per nulla.
Al quarto posto gli egiziani, il 72% consumano abitualmente patatine fritte, ora non per essere blasfemi ma un dubbio sorge, ma ai tempi del Profeta c'erano già le Chips? 
Al quinto posto i brasiliani , il 51 % consumano abitualmente patatine fritte, questo è il chiaro riflesso della nuova società Brasiliana con modelli di consumo molto vicino agli Usa.


Una nuova segmentazione del mercato per creare valore aggiunto (+ 150%)

Se fino a qualche anno fà bastavano le patatine fritte classiche per soddisfare il gusto dei consumatori, negli ultimi anni accanto alle patatine fritte classiche si sono unite le patatine fritte di diversa lavorazione, taglio e forma ma in particolare le chips agli aromi, le chip al gusto, questo ha determinato un nuovo valore aggiunto.

Ci sono le chips che tentano di differenziarsi per varietà di patate, qualità e varietà degli ingredienti, olio d'oliva, con sale marino selezionato, con pepe, chips leggere con il 30% dei grassi in meno, ma la grande maggioranza della chips sono gli aromi, si va da quelli più semplici di spezie ed erbe aromatiche a quelli più complessi, dall'aceto balsamico ai gusto di formaggio e alcolici, quello che è divertente è che oramai le chips si coniugano con tutto, forse è il settore dell'industria alimentare dove lavora di più l'industria degli aromi.

Questo tradotto in calcolo di spesa cosa vuol dire che se le chips patatine fritte classiche costano 5,31 euro al kg la Chips kettle all'aceto balsamico 13,27 euro al kg una differenza particolarmente significativa.

Chips paese che vai gusti che trovi

La chips sono riuscite a seconda del mercato ad "adattarsi" al gusto dei consumatori, un vera strategia del mercato di un sola azienda la Pepsi che con il marchio principale Lay's controlla la maggior parte del mercato delle chips, se poi unito al suo concorrente Pringles fanno quasi un duopolio, non mancano alcuni mercati dove sono aziende locali ad avere la meglio sulle aziende globali, in Italia per esempio Sancarlo e Amica chips hanno la maggior parte del mercato.

In Canada Lays chips al cappuccino!


Il marchi Smith in Australia le
Chisp con vegemite

Il marchio Lays in Spagna
le chips al Jamon
le chips al Salame 



ma anche la chips in versione ondulata al cheese burgher



In Scott Farm Chips propone le chips di patata dolce


In Scozia la Mackie's of Scotland, propone chips con il sapore di whisky e Haggis, il tipico piatto scozzese fatto con frattaglie di pecora e strutto di maiale!



ma anche al classico gusto Bacon!




Ancora in Canada con le Lays merple moose allo sciroppo d'acero!



Lays Wasabi Ginger


L'azienda Kettle propone Chips allo Stilton e porto, chips Birra e formaggio Cheddar, un insolito abbinamento formaggio e bevanda


Trovo molto diverte le Chips al gusto frutta, che non fanno parte delle porzioni di frutta e verdura meglio precisarlo come la Lays al Kiwi in Cina e Korea, Pringles al mirtillo nero.

Da ridere anche quelle al sapore di dolce, Lays chips al cioccolato, al sapore di brioche alla cannella, Pringles cannella e zucchero, Pringles al bianco cioccolato e menta, Lay's waffels



In Cina invece è stato recentemente lanciato Lays Pepsi and chicken il gusto di chips alla pepsi cola e pollo arrosto, pare sia un abitudine in Cina marinare il pollo prima di cuocerlo con la pepsi, va beh paese che vai usanze che trovi!



Le chips scoprono anche l'occasione dei momenti di consumo con gusti speciali per Natale 2014:

Tyrell English Crisp le Merry Crisp-mas, confezione speciale con patatine chips fatte con patate bianche e patate rosse



Burt Potato Chips al gusto di tacchino arrosto con castagne a Natale nel mercato inglese!

Sintesi: come abbiamo visto in tempo di crisi l'industria dello snacking va molto bene, le chips hanno trovano un nuovo modo per solleticare il gusto dei consumatori.

Sono sempre di più alimenti multi sensoriali dove al gusto già molto noto e riconosciuto di fritto e sale si sono aggiunti nuovi aromi, per attrarre ancora di più il consumatore ma anche abituare il palato a un certo tipo di gusto che attira sempre di più e rischia di condizionare le scelte alimentari future.

Quello che preoccupa di più i ricercatori è il contenuto di acrilammide, che si può formare durante la cottura ad alte temperatura, che secondo alcuni studi può essere cancerogeno.

Come abbiamo sempre detto è un problema d'educazione, quantità e frequenza, bisogna ricordare che le chips sono ricche di calorie, grassi e sale, ai 30 g di porzione consigliati sulle confezioni e sulle tabelle nutrizionali non ci crede nessuno, chi apre un pacchetto di 150 g di chips lo finisce.

Sono tra i prodotti più acquistati da sempre, inutile i tentativi di disincentivare l'acquisto, chi ama le chips non legge gli ingredienti e la tabella nutrizionale, chi acquista le chips lo fa per motivi che non sono negoziabili "Chips, puttin on the ritz".


NB La canzone Puttin'on the Ritz è stata scritta alla fine degli anni '20, all'inizio della Grande depressione economica negli USA, nel periodo che ha segnato l'inizio della distribuzione delle chips nei negozi americani. L'espressione Puttin'on the Ritz è uno slang che vuole dire mettersi e sintirsi in come per andare al Ritz, un paradossale sentirsi ricchi di gusto come quelli che vanno a mangiare al Ritz.



martedì 11 novembre 2014

Prevenire l' Alzheimer con le noci o con un nuovo stile di vita ?

Antonella V, Este: ho letto che le noci prevengono l'Alzheimer è vero?
Sandro G, Milano: il caffè aiuta a prevenire l'Alzheimer?
Michela S., Chieti: bere un bicchiere di vino al giorno, previene l'Alzheimer?

Ogni settimana a scadenza variabile è un continuo proliferare di studi sul rapporto tra Alimentazione e Alzheimer, quando non si conoscono le cause di una malattia, quando non c'è una terapia, prolifica una sorta di tuttologia dove nulla si può escludere ma nemmeno includere.

Spesso si tratta di studi di primo livello su cavie, studi in vitro o studi d'osservazione, interessanti per certi versi ma che rischiano d'alimentare speranze e illusioni, non sappiamo nel futuro che tipo d'evoluzione potranno avere, prima di pubblicarli bisognerebbe andare più cauti.

Dopo alcool, caffè e toccato alle noci, dove uno studio su cavie (non sull'uomo) è stato pubblicato nel Journal of Alzheimer indica che una dieta che includa le noci potrebbe avere un effetto benefico nel ridurre il rischio, ritardare l'insorgenza, rallentare la progressione della malattia d'Alzheimer, si parla di una quantità di noci che potrebbe variare da 30 ai 50 g al giorno.

In precedenza diversi altri studi avevano messo in risalto che la noce poteva avere ha un effetto protettivo contro il danno ossidativo causato dalla proteina beta-amiloide

La proteina beta amiloide è il componente principale delle placche amiloidi che si formano nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer.


La ricerca guidata da Abha Chauhan, PhD, direttore del Laboratorio di Neuroscienze dello Sviluppo presso l'Istituto Statale di New York attribuisce i benefici all' alto contenuto d'antiossidanti di noci un fattore che potrebbe avere contribuito a proteggere il cervello delle cavie dalla malattia di Alzheimer, ridurre l'infiammazione e lo stress ossidativo.

Ricordiamo che le noci contengono degli antiossidanti come l'acido ellagico, melatonina, Vitamine E alfa tocoferolo .

Secondo le stime del Governo americano il numero di ammalati con la malattia di Alzheimer e le altre demenze sono destinati a crescere rapidamente nei prossimi anni con l'invecchiamento della generazione del baby boom del dopoguerra, si stima che nel 2050 il numero di persone con più di 65 anni con malattia di Alzheimer può triplicare pertanto è importante fin da subito cercare di trovare delle strategie per prevenire, rallentare o fermare la malattia.

Qualche parola in più sulle noci che oltre ad antiossidanti contengono vitamine e minerali ma soprattutto sono una fonte significativa di acido alfa-linolenico (ALA), un acido grasso omega-3 che ha un riconosciuto beneficio nella prevenzione dei livelli alto di colesterolo e nelle malattie cardio vascolari e celebrali, pertanto sono questi componenti nel loro insieme che potrebbero svolgere un ruolo antinfiammatorio e proteggere le cellule cerebrali dai possibili danni ossidativi

Una sola osservazione se qualcuno intende aumentare il consumo di noci, queste hanno un contenuto di calorie non indifferente, pertanto è consigliabile non di aggiungerla alla normale alimentazione come un qualcosa in più ma piuttosto di sostituirla al posto di un altro alimento, un roux vegetale alle noci per mantecare un risotto al posto del burro, oppure ancora meglio al posto di uno snack salato o dolce a merenda qualche noce con un frutto.


Quindi per prevenire Alzheimer devo mangiare noci, bere caffè e alcool oppure un nuovo stile di vita con un alimentazione senza glutine e a basso indice glicemico?

No non è cosi semplice, sono tutti alimenti che possono fare parte di un alimentazione equilibrata ma in piccole proporzioni, in particolare di caffè e alcool è bene non abusare.

Cerchiamo di dare una risposta con un punta di vista più ampio, Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative, anche se non conosciamo la causa possiamo sicuramente dire che in parte è data dall'invecchiamento delle popolazione, oggi la vita media è molto più alta pensate che all'epoca dei romani, la vita media di una donna era 30 anni e di un uomo 40 anni, mentre oggi 80 per gli uomini e 90 anni per le donne, quindi pensate il tipo d'evoluzione positiva che abbiamo avuto in duemila anni.


Ad incidere sulla malattia potrebbe essere anche lo stile di vita della società d'oggi, recentemente è stato pubblicato un piccolo studio pubblicato su Aging e su 10 pazienti con disturbi della memoria, dove attraverso un programma personalizzato che coinvolge cambiamenti nella dieta, gestione dello stress e esercizio fisico mostra la possibilità del miglioramento della proprietà cognitive di 9 su 10 individui con un programma di 3 a 6 mesi.

Lo studio svolto all'University of California su 10 pazienti che hanno avuto la perdita di memoria associata alla malattia di Alzheimer, tanto che sei dei pazienti avevano dovuto smettere di lavorare . Il programma ha previsto una serie d'azioni come cambiamenti nell'alimnetazione, la stimolazione del cervello, esercizio fisico come camminare, yoga per battere lo stress, l'ottimizzazione del sonno..


Quello che destato la mia attenzione è stato nella dieta l'eliminazione del glutine, dieta a basso contenuto di carboidrati, dieta a indice glicemico basso, riduzione alimenti trasformati, più frutta e verdura.

Il tempo dei pasti : una pausa d' almeno 12 ore tra la cena e la prima colazione e 3 ore tra la cena e prima di coricarsi

Un programma di riduzione dello stress praticando yoga due volte al giorno

Un programma dell'aumento del sonno per garantire 8h di sonno a notte

30 minuti d'esercizio fisico al giorno

Integrazione vitamine B12 e D3, olio di pesce, coenzima Q10

Dopo questa terapia si ha avuto un miglioramento delle funzioni cognitive, del BMI del peso e 6 di questi pazienti sono riusciti a tornare al lavoro, fattore quest'ultimo non trascurabile.

Dal mio punto di vita questa ricerca è importante perchè i risultati suggeriscono che, almeno nelle prime fasi il declino cognitivo è in parte dovuto a processi metabolici che per essere affrontati non basta mangiare noci, bere moderatamente l'alcool o caffè ma un programma teso a migliorare lo stile di vita e la qualità della vita dei pazienti,  magari in un immediato futuro la malattia d' Alzheimer si potrà stabilizzare o invertire attraverso cambiamenti nello stile di vita abbinato ad una terapia farmacologica.

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Riferimenti:
1) Abha Chauhan, PhD et al. Dietary Supplementation of Walnuts Improves Memory Deficits and Learning Skills in Transgenic Mouse Model of Alzheimer's Disease. Journal of Alzheimer's Disease, Volume 42, Number 4 / 2014 DOI: 10.3233/JAD-140675

2) Dale E. Bredesen. Reversal of cognitive decline: A novel therapeutic program. Aging, September 2014.


giovedì 6 novembre 2014

Cosa mangiavano i gladiatori?

I gladiatori sono un vero e proprio mito dell'antica Roma, ci sono arrivati racconti molto dettagliati della loro vita, negli ultimi anni, in particolare il mondo del cinema e della televisione ci hanno fatto emozionare su questi uomini dotati di una grande forza fisica che si mettevano in gioco per un riscatto sociale.

C'erano due tipi di gladiatori, i prigionieri di guerra, schiavi e condannati che una sentenza costringeva a combattere nell'arena, in genere a combattimenti con le spade senza una formazione specifica preliminare, che significava la morte violenta certa.

Poi c'erano i gladiatori professionisti, che ottenevano una formazione adeguata, esercizio fisico, combattimenti prima con fantocci, poi con armi finte e sono dopo un adeguato addestramento con le armi vere, che potevano tramite il combattimento dimostrare la loro capacità di reinserimento sociale.

Non sappiamo se questi ultimi erano gladiatori per loro scelta ma più che altro uomini che non avevano nulla da perdere. 


Ci sono varie pubblicazioni storiche sul fenomeno dei gladiatori romani mentre il recupero di resti umani da gladiatori è estremamente raro . Combattenti presunti sono stati trovati solo in alcuni siti di scavi: Pompei in Italia , Eboracum (York, UK) Augusta Treverorum (Trier, Germania) e Patrensis (Patrasso, Grecia) .

Nel 1993 durante uno scavo in Turchia ad Efeso un gruppo di ricercatori si è imbattuto in un vero e proprio cimitero di gladiatori del II°- III° secolo ac, la maggior parte delle persone di questo sito era stato sottoposto a traumi, il modello dei traumi erano compatibili con il regolamento di lotte dei gladiatori, cosi si è voluto verificare se era possibile visto anche la perfetta conservabilità delle ossa la loro dieta.

Le fonti storiche riferiscono che la popolazione romana era fortemente stratificata e ogni gruppo di popolazione aveva un alimentazione diversa. I testi storici ci parlano di una dieta specifica denominata gladiatoriam saginam per i gladiatori che comprendeva orzo e fagioli , infatti i gladiatori erano chiamati con l'appellativo di hordearii (mangiatori di orzo).


Lo studio vuole verificare se la dieta dei gladiatori era diversa dalla dieta degli altri abitanti d'Efeso. Utilizzando la spettroscopia, rapporti isotopici stabili (carbonio, azoto e zolfo) sono stati esaminati nel collagene delle ossa, insieme alla proporzione di stronzio di calcio nella ossa.

Le analisi hanno mostrato che tutti gli individui mangiavano piante come il grano, orzo, miglio e legumi.

L'orzo è sempre stato il cereale più utilizzato dai greci e dai romani, cresceva a tutte le latitudini, era facile da conservare e trasportare, sono in un secondo tempo si era affermato il frumento, in quanto più ricco di glutine era più adatto alla panificazione.

L'uso del miglio invece era diffuso per alimentazione in tutti i paesi della costa del mediterraneo dal Nord Africa alla costa turca, nel primo medioevo il miglio era utilizzato in sostituzione della carne nel periodo delle restrizioni alimentari religiose come i giorni di magro, verrà poi sostituito da cereali più redditizi nel tardo medio evo, lasciando il miglio all'uso animale anche se la tradizione di mangiare miglio non è del tutto scomparsa.

Quello che ha un po' sorpreso nelle ossa dei gladiatori sono stati i valori bassi d'azoto, che secondo i ricercatori indica poche proteine animali come carne e latticini, dalle analisi sembra che i gladiatori seguivano una dieta prevalentemente vegetariana simile a quella del resto della popolazione d' Efeso è stato più facile riscontrare tracce di proteine derivanti dal pesce, facile da dire Efeso era sul mare.

Questo dato non deve stupire in quanto il consumo di carne e latticini in grande quantità è storia moderna, gli animali si allevavano per i lavori di campagna, solo chi era dedito alla pastorizia o all'attività della caccia aveva più facilmente la possibilità di mangiare carne, inoltre bisognava mangiare in tempi brevi in quanto non c'era la possibilità di conservare gli alimenti.

Secondo alcune fonti i Romani soffrivano di gotta per il consumo di troppa carne, in realtà non parliamo di tutti i romani ma delle famiglie nobili romane, le cui abitudini alimentari erano diverse da quelle delle gente comune.


Si è potuto notare una differenza tra i gladiatori e gli abitanti di Efeso in merito agli apporti di sali minerali, secondi ricercatori è da ricercare in una bevanda di cui si hanno diverse citazioni storiche come in Plinio il Vecchio una bevanda a base di cenere utilizzata come rimedio per il dolore. Si narra che fossero le ceneri di piante utilizzate per rafforzare il corpo dopo l'esercizio e per promuovere una migliore guarigione ossea.

Sembra secondo i ricercatori che questi ceneri dissolte in acqua, apportavano anche altri minerali come lo calcio e magnesio in particolare lo zinco di cui la dieta dei gladiatori doveva essere presumibilmente povera.

Corretto citare anche altre fonti più che altro letterarie sull'alimentazione, teniamo presente che lo studio è stato fatto ad Efeso e non a Roma che secondo cui gladiatori non veniva data carne in quanto di uno stato sociale inferiore, oltre che ad orzo e legumi, veniva dato delle focacce d'orzo ricche d'olio e miele per dare energia immediata nel vicino momento del combattimento oppure infusi di fieno greco per sentire meno il dolore.


La conclusione dello Studio pubblicato su PlosOne indica la possibilità concreta che la dieta dei gladiatori era una dieta vegetariana, i minori apporti presumibili di carne e latticini sono compatibili con l'alimentazione della maggio parte della popolazione d'Efeso, interessante quell'apporto di sali minerali segno che si valutava l'attività fisica della lotta come un'attività dispendiosa che aveva bisogna di più sali minerali, un po' come gli atleti d'oggi.

Riferimenti : Lösch S, Moghaddam N, Grossschmidt K, Risser DU, Kanz F (2014) "Stable Isotope and Trace Element Studies on Gladiators and Contemporary Romans from Ephesus (Turkey, 2nd and 3rd Ct. AD) - Implications for Differences in Diet." PLoS ONE 9(10): e110489. DOI: