mercoledì 20 dicembre 2017

L'Italia del rancore e dei Ferrero Rocher

La pubblicità dei Ferrero Rocher. in questi giorni mi ha fatto molto riflettere sui temi d'attualità evidenziati dal 51° rapporto Censis sull'Italia.

Ho osservato un cambiamento di strategia della comunicazione di Ferrero per questo Natale, si è passati dall'arroganza dei spot della Prima Colazione e di Buongiorno Italia, alla ricerca d'empatia di "nutella come te non c'è nessuno".

Uno spot che ho molto apprezzato è stato quello del Mon Cheri, moderno con le ultime raffinate tecniche di montaggio, una rivoluzione per un marchio come Ferrero che propone sempre pubblicità poco innovative.

Quello che mi ha fatto riflettere sono i spot Ferrero Rocher  "La luce del borgo ". Una serie di spot che per sviluppare empatia utilizza i nuovi linguaggi dei social network, storie d' amiche che si rivedono, di compagni che si ritrovano, di ragazzi che tornano al paese d'origine e aprono un agriturismo, ma forse troppo in sottofondo ci sono le storie di chi abbandona il paese per la mancanza d'opportunità, storie che però nella realtà non sono a lieto fine ma ...

All'inizio del mese di Dicembre nel 51° rapporto sociale del Censis  ha pubblicato i dati della statistica di ogni anno, si parla d'Italia del Rancore, dove la maggior parte dei giovani parte deve trasferirsi alla ricerca di lavoro Nord Italia ed estero, il 30% dei giovani dai 18 ai 29 anni, sono inattivi, non studia e non cerca un lavoro talmente alto è il pessimismo nei confronti del futuro.

In quanto inattivi nemmeno sono considerati nelle statistiche dei disoccupati ma in realtà lo sono, non voglio fare polemica ma i redditi di cittadinanza sono poco applicabili perché basta avere una casa eredità da un nonno in Italia molto comune e da un genitore con 500 euro di pensione dall'essere esclusi dal reddito di cittadinanza.

Una legge frutto della politica del miraggio nel deserto, tante parole pochi fatti sono certo che tutti più che un reddito di cittadinanza, sarebbero più felici d'avere un lavoro su cui contare.


Nel 2016 sono stati 114.512, i cittadini italiani che hanno richiesto la residenza all'estero, triplicati rispetto al 2010 (39.545).  Il dato importante è che andare andare via sono i cittadini attivi in particolare i giovani che rappresentano il futuro.

Il ricambio generazionale non viene assicurato e il Paese invecchia: gli over 64 anni superano i 13,5 milioni (il 22,3% della popolazione)., le previsioni annunciano oltre 3 milioni di anziani in più già nel 2032, quando saranno il 28,2% della popolazione complessiva.

La città di Londra in quanto comunità d'italiani potrebbe essere inserita tra le dieci maggiori città italiane.

Questo per spiegare in termini numerici il fenomeno, la politica fa crescere l'attenzione sugli immigrati mentre in realtà l'Italia rimane un paese d'emigranti, fenomeno a cui la politica non presta alcuna attenzione, che oggi diversamente da ieri sono colti, laureati e molto preparati.

Ricordo qualche settimana indietro d'avere conosciuto una famiglia italiana a Monaco di Baviera, alla mia domanda se volevano tornare in Italia, mi dissero che non avevano alcune intenzione di pensarci, un paese che non ci ha voluto e che non ci ha dato opportunità. Rimasi un po' male della loro risposta.

Pure ben comprendo le buone intenzioni di Ferrero, c'è qualcosa che non mi convince in tutta questa nostalgia, la storia dell'antico borgo mi ricorda molto la favola del mulino bianco.


Ci sono un po' troppo stereotipi dell'Italia, come nel film la Grande Bellezza di Sorrentino, non è tutto oro quello che luccica, perché una domanda una solo domanda bisognerà anche chiedersela perché l'emigrazione cresce di nuovo al ritmo degli anni 60?

Se l'Italia è il paese dove va tutto bene, dove si vive bene, dove si mangia e si beve bene, perché  si scappa?

Il sogno d'avviare un agriturismo in Italia, un idea da anni '80, se i 114.000 italiani che nell'ultimo anno si sono trasferiti all'estero avessero aperto un agriturismo, avremmo più posti in agriturismi che Ferrero rocher!

L'incremento della domanda turistica in Italia non è dovuta a una maggiore competitività ma al clima di terrorismo internazionale che condiziona il mercato e che spinge ad evitare le mete di Marocco, Tunisia, Egitto, Spagna, Grecia, Francia, Belgio, questa nuova domanda turistica è debole e poco affidabile per costruirci un futuro.

Sintesi:
Aziende italiane o per lo meno che si vantano d'essere tali solo sulla carta, abbiate un maggiore senso di responsabilità, meno spot e più investimenti in Italia, visto che il settore del food ha tanto successo all'estero perchè le aziende chiudono o aprono altrove? La stessa Ferrero ha più impianti produttivi all'estero che in Italia.

Di questi giorni la notizia della Melegatti, quelli che hanno dato il via al pandoro industriale, lavoratori in cassa integrazione che non sanno se arriveranno a Pasqua.

Lo spot sentimentale dei Ferrero Rocher è un po' come dire "deviante" "che sposta l'attenzione", della politica dove va tutto bene, da paese di sogni e balocchi molto diverso dai dati reali del rapporto espresso del Censis,.

Credo che sia come azienda che come pubblicità per dei cioccolatini avrebbe dovuto portare per Natale altre argomentazioni.

NB: Per tutti quelli che passano di qui nei prossimi giorni, auguri di Buon Natale, emigro anch'io, sarò nei Paesi Bassi a trovare mia figlia e miei nipotini.

mercoledì 13 dicembre 2017

Il cioccolato fa bene o fa male al fegato?

Andrea M., Lodi Vecchio : Il cioccolato fa bene o fa male al fegato?

Nel periodo della feste di Natale c'è il maggior numero di vendite di prodotti al cioccolato, per sostenere questo momento si moltiplicano i pubbliredazionali sui media che hanno come tema il cioccolato.

Come sempre scrivo nessun alimento è miracoloso ma un alimentazione equilibrata unita ad un buon movimento fisico aiuta a mantenere il fisico in buona salute.

Anche il cioccolato può entrare in un alimentazione equilibrata, tuttavia bisogna fare un distinguo per frequenza di consumo e quantità, se si tratta di un consumo occasionale, di un consumo quotidiano, di un consumo frequente durante il giorno o di una vera e propria dipendenza.

In Italia il consumo medio individuale di cioccolato è di circa 4 kg all’anno, in Europa è il decimo paese per consumo individuale, il primo paese è la Svizzera seguito da Danimarca, Regno Unito, Belgio, Finlandia, Germania e Francia.

Il cioccolato fondente in Italia in tutte le sue declinazioni e composizioni rappresenta il 40% degli acquisti; seguono il cioccolato al latte e il cioccolato bianco.

Quest'ultimo dato che può sembrare insignificante e invece molto importante proprio in relazione alla salute del fegato.


Questo perché il cacao ha una buona percentuale di contenuto d'antiossidanti, proprio recentemente uno studio condotto dal Prof. P. Sogni e Patrizia Carrieri, su 990 soggetti in cui la funzionalità epatica è limitata, a causa di un'infezione virale (HIV, epatite C), ha messo in evidenza che il consumo quotidiano di cioccolato è associato nel 40% dei casi al un minore rischio di valori anormali degli enzimi epatici.

Questo riguarda solo il cioccolato fondente che contiene la più alta percentuale di cacao cioè il 70% di cacao (in etichetta pasta di cacao) mentre il cioccolato bianco e il cioccolato al latte hanno poco contenuto d'antiossidanti (in etichetta il cioccolato al latte ha meno contenuto di pasta di cacao rispetto al cioccolato fondente mentre il cioccolato bianco ha solo burro di cacao)

L'effetto positivo è da attribuibile ad alcuni polifenoli contenuti nel cacao, in particolare l'epicatechina .

I benefici del cioccolato nero veicolato dalle molecole del cacao sembrano coinvolgere oltre che il fegato anche il sistema cardiovascolare e celebrale.

Tuttavia bisogna sempre considerare l'apporto calorico del cioccolato fondente 100 g di cioccolato apportano in media 530 kcal. rimane un alimento ricco, di cui è meglio non abusare.


Un attenzione particolare  a coloro a cui è stato diagnosticato una steatosi epatica, in parole semplici un fegato grasso, un disturbo che viene sempre più spesso associato all'obesità.

Questo sovraccarico di grasso anormale del fegato colpisce circa il 25% della popolazione mondiale (il 23% in Europa) che preoccupa sempre più specialisti.

Le cause sono diverse e non sempre note anche se molte ricerche associano il fegato grasso a una dieta squilibrata, troppo calorica, troppo grassa e una vita troppo sedentaria, il corpo diventa meno sensibile all'effetto regolatore dell'insulina. L'energia in eccesso viene immagazzinata come grasso il cui accumulo addominale è particolarmente pericoloso per l'equilibrio metabolico.

Tutti coloro che hanno un fegato grasso hanno l'insulino-resistenza. Quando la resistenza all'insulina è elevata, questo grasso addominale inonda il fegato di lipidi.

Avere un fegato grasso non è una malattia ma è fattore di rischio importante per le patologie cardiovascolari, diabete e tumori.


Sintesi: all'interno di una dieta equilibrata con movimento fisico per rimanere in buona salute può trovare anche posto un quadratino di cioccolato meglio se fondente.
Ad essere più dannosi per il fegato per quantità e frequenza di consumo sembrano essere il cioccolato al latte e il cioccolato bianco con più grassi che possono favorire male di testa, nausea e qualche volta perfino un leggero dolore addominale.
Tuttavia in caso di steatosi epatica un invito alla moderazione anche se il cioccolato fondente è ricco d'antiossidanti rimane un prodotto calorico e ricco di grassi che non sempre si concilia con una dieta  ipocalorica.



mercoledì 6 dicembre 2017

Il frutto del futuro: il fico d'india

Capita spesso sui media di leggere i cibi del futuro si va dalla carne sintetica o meglio artificiale (non mangio quella normale figuratevi quanto m'invoglia quella sintetica) agli insetti, ai frutti da piante OGM. Saranno questi i cibi del futuro?

Personalmente seguo altre fonti come la Fao ( l'Organizzazione delle Nazione Unite di Food e Agricoltura), che da diversi anni studia alcune varietà locali di frutta, verdura e cereali che meglio potranno adattarsi alle nuove condizioni ambientali che il pianeta potrà avere nei prossimi anni.


Si sono concentrati su alcune varietà che possiamo chiamare dimenticate o meglio sottoutilizzate nonostante abbiano eccezionali qualità nutrizionali e di gusto.

Piante che oltre ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche potrebbero avere un buon potenziale commerciale e essere un eccellente fonte di guadagno per un contadino con un piccolo appezzamento di terra o per un'azienda agricola familiare.

Lo scorso mese è stato pubblicato un fascicolo sul Fico d'India, meglio conosciuto botanicamente come opuntia ficus-indica.


L'esperienza della Fao si basa sulla grave siccità che ha colpito il Madagascar nel 2015, il fico d'india è stata un pianta che ha dimostrato di essere una fonte di cibo, di foraggio e d'acqua per la popolazione e gli animali.

Il Fico d'India è un arbusto o meglio albero che varia in media da 1,5-3 m di altezza. I rami (cladodi) sono appiattiti e di colore grigio-verde. I fiori sono gialli e i frutti variano dal giallo al rosso e al viola e contengono piccoli semi che di solito vengono consumati insieme con la polpa del frutto.

Il Fico d'India è un'importante coltura alimentare nelle aree aride. I frutti possono essere consumati freschi, o trasformati in sciroppi e marmellate, mentre i rami vengono puliti e cotti come verdure in stufati e insalate ( ho apprezzato qualche tempo fa la ricetta della nostra amica blogger Rossella di Salsapariglia con le sue Pale di fico d'india saltate ). 

I rami sono anche usati come foraggio per il bestiame, sia come foraggio fresco o immagazzinato come insilato.


Per il suo alto livello di tolleranza alla siccità, all'aumento delle temperature e al degrado del suolo, le coltivazioni di fico d'India si stanno sviluppando in molti paesi, vengono perfino piantati ai margini dei terreni come barriera contro il vento.

Secondo gli agronomi il Fico d'India contribuisce a migliorare la qualità del suolo, in particolare per le coltivazioni d'orzo e potrebbe secondo una nuova ricerca contribuire in parte a limitare le emissioni di gas serra in quando riduce la metanogenesi dei ruminanti quando viene integrato nel foraggio degli animali.


La coltivazione dei fichi d'India sta gradualmente guadagnando terreno in Messico, dove è originario, il frutto ha raggiunto più di 80.000 ettari di coltivazione di questi 10.000 per la sola alimentazione umana, è stato stimato che in Messico il consumo medio pro capite è di 6,4 kg all'anno.

Dopo il Messico è il Perù la nazione con più di 40.000 ettari di coltivazione di fichi d'India, seguito dal Brasile, dove viene usato come foraggio per gli animali, è anche coltivato in Stati Uniti, diversi paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo (Spagna, Italia, Grecia, Malta, Tunisia), Angola, Kenya, Etiopia e Sudafrica.

Dal punto di vista nutrizionale il Fico d'India, è ricco di acqua ideale per rinfrescarsi durante l'estate, contiene una discreta quantità di fibre, utile per favorire il transito intestinale.

Come la maggior parte della frutta è ricco di vitamina A e vitamina C, con un discreto potere antiossidante, si distingue anche per il contenuto di Magnesio.

Il consiglio è di mangiarli quando sono maturi e dolci per apprezzarne meglio il sapore.

Oltre al Fico d'India l'attenzione della Fao sull'agricoltura del futuro si sta soffermando su alcune piante come la Moringa, Panico Indiano (eleusine coracan), Amaranto, Cardo, Vigna Subterranea (Bambara Groundnut), Grano SaracenoPachyrhizus, di cui spero di potere parlare nel prossimo futuro.

Questo post serve per concludere il post precedente sull'agricoltura del futuro non sarà solo importante che tipo di agricoltura scegliere ma che cosa produrre visto le mutate condizioni ambientali.

Fonte delle notizie: Fao 


giovedì 30 novembre 2017

Il futuro sarà per l'agricoltura biologica? Cos'è l'agricoltura ragionevole?

Andrea C, Varese : il futuro sarà per l'agricoltura biologica o l'agricoltura intensiva? 
Carla M, Pesaro : Cos'è l'agricoltura ragionevole?

Nel 2050 secondo le previsione demografiche la popolazione mondiale sarà di circa dieci miliardi, come nutrirle?

Una domanda molto difficile  credo che sono pochi coloro che possono fornire una risposta chiara ed autorevole, in quanto sono ancora molte le variabili che possono modificare l'andamento del settore dell'agricoltura  e del settore alimentare nei prossimi anni.

Tra le variabili più importati c'è il meteo, l'agricoltura è direttamente collegata con l'andamento del tempo atmosferico che negli ultimi anni è stato molto "anomalo" incidendo non poco sulla resa dei raccolti dei cereali, di frutta e verdura che sono alla base dell'alimentazione umana.

La seconda variabile non meno importante riguarda le superfici coltivabili, in molti paesi si riducono a causa dell'avanzare del deserto o dello sfruttamento dei suoli, la penuria di aree coltivabili ha aperto una corsa all'acquisto di superfici coltivabili da parte dei paesi ricchi come il Giappone che dipende dall'offerta estera per soddisfare i consumi alimentari.


Il mercato bio un mercato d'élite

Il 90% del mercato del biologico interessa i cittadini dei paesi ricchi del Nord America e dell'Europa che desiderano alimenti sani, buoni, prodotti in modo più naturale possibile.

Secondo i dati del 2014 nel mondo sono 43,7 milioni d'ettari coltivati con il metodo biologico e rappresentano nel totale delle superfici agricole coltivate solo 1%.

La domanda del bio crescerà ancora nei prossimi anni perchè attualmente nonostante si parli molto d'agricoltura biologica la produzione è ancora marginale.

In Italia nel Rapporto Sinab 2017, è uno dei paesi più virtuosi, l'agricoltura biologica incide per il 14, 5% sul totale del suolo coltivabile con due punti in percentuale in più rispetto al 2015, un agricoltura  in crescita.

C'è una concentrazione di aree coltivate a biologico, il 46% sono rappresentate da 3 regioni: Sicilia, Calabria e Puglia, il Sud Italia supera nei dati il Nord e il Centro sia per aree coltivate che per numero d'aziende e operatori.


Quello che però sappiamo è che il biologico difficilmente riuscirà a nutrire il mondo in quanto le aree coltivabili non possono soddisfare solo col il metodo biologico di bassa resa la domanda generale d'alimentazione.

Hanno calcolato che per soddisfare l'esigenza di una singola persona si necessita di 63,4 are di terra agricola coltivata a biologico, l'Italia come altri paesi non potrà essere autosufficiente con l'agricoltura biologica vista la totalità delle terre coltivabili che ammonta a 15 milioni d'ettari.

Da diversi anni l'Italia è in deficit di suolo agricolo ed è costretta a importare prodotti agricoli dall'estero sia per il consumo che per la trasformazione.

Se è teoricamente autosufficiente per verdura, frutta e ortaggi non lo è per legumi, cereali, patate, zucchero, carne.

Nonostante l'agricoltura biologica ha mosso i primi passi anni '60, si tratta ancora di un'agricoltura giovane, dove è ancora possibile intervenire con progressi tecnici e agronomi al fine d'aumentare la produzione.

Si stanno sperimentando con successo pratiche biologiche per la lotta agli insetti che distruggono i raccolti, come per esempio le coccinelle per sradicare gli afidi che infestano i campi coltivati a cereali come il grano.

Si stanno sempre di più diffondendo con successo la pratica di lotta integrata nella frutta attraverso la produzione di ferormoni di sintesi  per creare della confusione sessuale per gli infetti che infestano i meleti e i castagneti.

Tutta questa nuova sperimentazione con successo mi induce a pensare positivo per l'agricoltura biologica del futuro anche se non sarà in grado di soddisfare tutta la domanda mondiale.



L'agricoltura ragionevole

Si sente sempre parlare più spesso d'agricoltura ragionevole o meglio d'agricoltura per la conservazione dei suoli.

Ricordo ancora gli anni '80 con un libro dell'Onu "il futuro di noi tutti" dove le problematiche per una agricoltura ragionevole erano già state affrontate ma che hanno avuto poco seguito o per lo meno un seguito molto limitato a distanza di 37 anni.

Il suolo costituisce la base della produzione del cibo, si tratta di una risorsa naturale di grande valore, ma sottovalutata, l'estensione naturale dei suoli produttivi è limitata e si trova a dover affrontare le pressioni crescenti di tutte le attività umane, non riguarda solo la richiesta d'aumento delle attività agricole per soddisfare la domanda di cibo, ma altre attività come l'urbanizzazione, l'energia e lo sfruttamento dei suoli per le materie prime.

Il rispetto dei suoli e loro conservabilità per il futuro dovrebbe essere un programma di tutti i paesi, l'attuale tasso di degrado del suolo del 30% può mettere in pericolo la capacità delle generazioni future di soddisfare i bisogni più essenziali.

Per sostenere un agricoltura ragionevole c'è bisogna di una politica sensibile a queste problematiche che crei programmi volti a promuovere normative rigorose e controlli efficaci al fine di limitare l’accumulo di contaminanti oltre le soglie prestabilite per la salute umana.

(L'esempio del glifosato che è stato rinnovato l'uso da parte dell'Unione Europea per altri cinque anni, sicuramente non va in questa direzione)

Noi ci auguriamo un futuro in cui aumenteranno le superficie dei terreni gestiti con pratiche sostenibili è un augurio che deve trasformarsi in certezza.


Il mio sentimento positivo nasce d'alcuni segnali che mi sono arrivati negli ultimi anni:

- Ritorno all'agricoltura dei giovani, con nuove idee, una sensibilità più green per la produzione di ortaggi, cereali, frutta e verdura ma anche stile di vita.
- Aumento delle superficie agricoltura biologica e sostenibile.
- Riduzione del cibo sprecato
- Recupero delle superfici piatte dei tetti per l'agricoltura e contemporaneamente rimanere le case più fresche.
- Riduzione delle proteine animali nell'alimentazione (diminuzione nell'atmosfera di gas dovuta alla flatulenza dei bovini)
- Aumento del numero dei vegetariani
- Affollamento dei mercati contadini, nel vedere tante persone disposte a spendere di più per avere un prodotto più sano.

Questi segnali chiaramente non bastano ma indicano una direzione, deve poi la politica implementare interventi e leggi volte al rispetto dei suoli e alla conservabilità per il futuro, in questa direzione non vedo segnali oltre che tante parole.

Non ho mai visto un partito politico che nei programmi di governo inserisca questi temi come priorità.


Sintesi:

L'agricoltura biologica per quanto se ne parli molto riguarda solo 1% delle superfici coltivate nel mondo. Ogni anno nei paesi occidentali aumenta la superficie dedicata all'agricoltura biologica, credo che con l'introduzione di nuove innovazioni il biologico potrà aumentare la sua produzione e crescere d'importanza, si parlerà sempre di più di bio similarietà e di prodotti bio controllati.

Nuove consapevolezze crescono nel mondo sul rispetto del suolo e della sua conservabilità per il futuro. C'è un maggiore stimolo alla gestione delle risorse del pianeta che dovrà essere unito a un programma di controllo demografico (in particolare alcuni paesi d' Africa e d'Asia).

La ragionevolezza purtroppo non è insita naturalmente nelle persone e ancora meno nella politica e nelle organizzazioni, tuttavia siamo ancora in tempo per potere fare delle scelte ed essere noi i driver del cambiamento invece che subirlo per causa di forza maggiore.

Come consumatori cosa possiamo fare? Cercare di fare delle scelte di qualità per quanto il nostro reddito ce lo permette, l'alimentazione negli ultimi anni si distingue per disuguaglianza sociale, inutile negare che il biologico è caro, anche se ci sono diverse cooperative che portano il biologico fino a casa, annullando il costo in più dei canali distributivi.

Nutrirsi in modo sano quando porti a casa mille euro al mese e sei single con un figlio o due da mantenere magari in una grande città, non è impossibile ma certo è molto difficile.

martedì 21 novembre 2017

Virtù di brodo, dal dado quadrato alle palline surgelate



Come qualsiasi altro prodotto alimentare anche gli insaporitori come il dado per fare il brodo si adeguano alle nuova domanda dei consumatori, in termine di risparmio di tempo e modalità di consumo.

Se  nei primi anni del secolo scorso abbiamo imparato a conoscere il dado che poteva sostituire la lunghezza della preparazione del brodo, negli ultimi anni siamo passati alla formula del dado granulato che permette di regolarsi sulla quantità con il cucchiaino.

C'è stato l'arrivo dell'insaporitore gelatinoso il cuore di brodo come lo ha chiamato la Knorr, che insaporisce tutto quello che vuoi con un cucchiaio.

Poi  è arrivato il momento dove non c'è più bisogno del dado per fare il brodo ma c'è il brodo già fatto, nemmeno c'è bisogno di mettere su l'acqua è fare sciogliere il dado, è già pronto, si chiama il mio brodo ed è prodotto dalla Star.

L'ultima novità sono le Virtù di brodo vegetale della Orogel, cioè delle palline, circonferenze sferiche non so come altro chiamarle, surgelate che si possono sciogliere direttamente in acqua, ci si regola per numero di palline.


Fare il brodo non è uno spreco di tempo?

L'aspetto che più mi diverte è che in un epoca che abbonda di chef ad ogni angolo della strada, poi sul brodo non c'è tutta questa sensibilità verso un brodo preparato a casa .

Non vorrei dire ma mia nonna per fare il brodo di manzo o di pollo ci passava la mattina, puliva le verdure, i pezzi della carne, che necessitano di un certo tempo di cottura ma per fare un brodo vegetale per fare cuocere un po' di carota zucchina sedano cipolla e patata, basta anche mezz'ora, lo sanno bene le mamme che preparano il brodo vegetale per i bambini.

Il mese scorso ero ospite da una mia cugina a Bolzano, mi ha preparato dei canederli in brodo, appena lo assaggio sento che è brodo fresco preparato da lei, se io le ho fatto i complimenti, gli altri commensali non hanno gradito molto il brodo dicevano che aveva un sapore inusuale, certo perché era brodo fatto in casa che non arrivava da un brodo già pronto, ma il senso del gusto oramai riconosce per brodo quello fatto con preparati industriali.

Il dado di fatto ha cambiato la percezione del gusto del brodo ma anche delle altre pietanze a cui brodo  e insaporitori vengono aggiunti, ricordo ancora uno spot dove in una padellata di verdure lo chef aggiungeva il cuore di brodo.


Le virtù dei prodotti alimentari

Ora invece abbiamo le Virtu di brodo, un marchio che è tutta una virtù, la confettura è virtù di frutta, la zuppa è virtù di zuppa.

Qual'è la virtù? Il concetto di virtù è diverso a seconde dell'epoca, per i greci era la capacità di una persona d'eccellere in qualcosa per i latini la virtù, dal latino vir maschio, era una parola associata alla virilità, alla forza fisica e al coraggio, Sant' Ambrogio si preoccupava delle virtù cardinali: temperanza, saggezza, coraggio e giustizia.

Siamo in tempi da Virtù di brodo, si vede che si sono rimaste solo quelle, anche se la forma farebbe più pensare all'interpretazione latina.

Se posso permettermi una critica c'è troppa enfasi in questo prodotto, non mi riferisco solo alle due protagoniste delle spot che cercano il brodo nei scaffali della cucina, sarebbe più normale cercare un dado, evidentemente le poverine non hanno mai visto un brodo in vita loro, cercarle e trovarle cosi sarà stato un impegno non indifferente.


Troppe parole che sembra vogliono forzare alcuni concetti :

Il benessere, che il benessere sia senza aromi, senza grassi, senza glutammato e senza glutine, su qualche cosa si può essere d'accordo ma su altre molto meno.

Ricetta semplice e sincera, nessuno prodotto industriale è semplice, richiede una buona dose di preparazione e tecnica che tutto è tranne che semplice, visto che è anche un prodotto surgelato e trasformato in palline, pardon gocce come le chiamano loro, personalmente questa semplicità io non la vedo, è fare torto al prodotto.

Tante verdure scelte, si ma scelte come? Biologiche? Biodinamiche? Stagionali? Una zona di riferimento? Quali Standard qualitativi ? Una scelta di produttori con il nome della lettera che inizia con la P ?

Una pubblicità se posso con un gran difetto che non ho trovato il prodotto in nessun punto vendita che ho girato (esselunga e carrefour), peccato sarebbe stato bello provarlo, sarà per un altra volta, ci accontentiamo dello spot, è una virtù anche questa.


Un esempio d'alcuni prodotti presi per caso al supermercato per un preparato per brodo vegetale

Dado Knorr Vegetale
Costo  8,78 al kg., una confezione da 18 dadi al costo 1,78 (il più conveniete)
Ingredienti:
Sale, Grassi vegetali (palma, burro di karité, burro di sal), Esaltatori di sapidità: glutammato monosodico, inosinato disodico, guanilato disodico, Zucchero, Estratto di lievito, Verdure disidratate 3,9 % (carote*, cipolle*, pomodoro*, peperoni, porro), Prezzemolo* disidratato, Spezie (semi di sedano in polvere, aglio in polvere, curcuma, pepe, radice di prezzemolo* disidratata), Sciroppo di zucchero caramellato, Maltodestrine, Aromi (contengono sedano), *Da agricoltura sostenibile

Brodo granulare Esselunga
Ingredienti:
Sale iodato 34%, Maltodestrine, Esaltatore di sapidità: glutammato monosodico, Ortaggi disidratati 6,9% (cipolla 2,5%, sedano 1,7%, carota 0,9%, porro, pomodoro, aglio, prezzemolo), Estratto di lievito, Estratto per brodo di proteine vegetali, Sale, Aromi, SENZA GLUTINE

Star il mio brodo di verdure 
Ingredienti:
Acqua, Verdure 1% (porro 0,9%, cipolla, cavolo, aglio, patate 0,01%, spinaci, pomodoro 0,01% e carote 0,01%), Sale, Aroma naturale, Aromi naturali di carota e di cipolla, Estratto di lievito, Estratto vegetale 0,02%, Olio extravergine di oliva, Può contenere tracce di uova, latte e sedano-

Virtù di brodo vegetale Orogel (dal sito aziendale)
Costo 8,95 al kg, confezione da 200g al costo di 1,79 per 2 litri di brodo, di conseguenza 0,89 euro per litro
Ingredienti:
Vegetali 84% (carote, zucchine, sedano, pomodoro, cipolla), acqua, prezzemolo. Senza Glutine.


Sintesi:
Mi piace molto il passaggio dei preparati per il brodo dalla forma quadrata del classico dado che rappresenta la materialità alla forma sferica che invece rappresenta l'immaterialità, l'armonia data dalla mancanza d'angoli, nella comunicazione si poteva giocare molto di più su quest'aspetto. Sull'utilità di un preparato surgelato per il brodo nutro qualche perplessità, ma in linea con l'offerta dei prodotti surgelati già pronti dalle verdure pulite e tagliate al purè.
Il prezzo di virtù di brodo vegetale per ottenere un litro di brodo rispetto al dado classico è più alto, ci vogliono 8 palline di virtù di brodo per litro d'acqua.
Purtroppo l'unica virtù che al momento conosco è quella di mettersi le verdure a bollire per preparare un brodo vegetale.

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martedì 14 novembre 2017

Come scegliere un dolce leggero? Quale dolce quando si è a dieta?

Alessandra A. Padova, Vorrei sapere come scegliere un dolce ma che sia leggero e poco calorico per non appesantirmi troppo
Claudia M. Brindisi: Bisogna rinunciare a un dolce quando si è a dieta ipocalorica ?

Credo che tutti voi siate a conoscenza che alimenti ricchi di grassi e di zuccheri non sono molto compatibili con un regime ipocalorico o un pasto leggero, tuttavia si possono trovare delle ottime scelte, sia per chi vuole mangiare a fine pasto un dolce senza appesantirsi sia per chi non può abusare d'alimenti troppo ricchi di calorie.

La Dieta non deve fare rima con privazione del gusto o del piacere, questo non significa necessariamente mangiare tiramisù tutti i giorni. Bisogna cercare di seguire lo schema che il professionista della salute ci ha preparato, se si ha difficoltà a seguirlo farlo presente in modo d'avere più possibilità di scelta per un regime alimentare più ricco e adatto alle nostre esigenze.


Al Ristorante cosa scegliere?

Se a casa è più facile controllare quantità e qualità degli ingredienti, più difficile se si è al ristorante o in pasticceria perché è più facile farsi influenzare dall'ambiente e della convivialità.

Non posso parlare in generale ma negli ultimi anni è diventato più facile trovare dei dolci leggeri, alcune pasticcerie propongono dei dolci a ridotto contenuto di zucchero e grassi.

Io stesso frequentando alcuni ristoranti ho imparato a ripetere a casa dei dolci leggeri come fare delle creme dolci vegetali con la polpa di avocado, con la polpa di zucca e anche con la radice del prezzemolo.

Sempre dai grandi chef ho imparato le mousse d'agrumi come la mousse d'arancia, le mousse di limone, dei bianchi d'uovo montati con lo zucchero a velo, profumati e insaporiti con bucce e succhi d'agrumi.

Possono essere dei fine pasto gradevoli e leggeri.

Tuttavia nella maggior parte delle pizzerie e dei ristoranti troviamo i dolci industriali più spesso surgelati creati per il canale della ristorazione come i Profitterol, Tiramisù, la Torta della nonna, Saint Honorè, Millefoglie, in questo caso la cosa più consigliabile è scegliere una bella macedonia di frutta fresca.


La dolcezza della frutta e la varietà della macedonia

La macedonia è una scelta classica raccomandata dai professionisti della salute in particolare, se si mangia fuori casa. Per creare un piatto con più appeal molti ristoratori hanno cercato di renderla più interessante curando la presentazione, il taglio e arricchendola con più varietà di frutta.

A casa possiamo scegliere della frutta più matura e arricchita d'erbe aromatiche, di spezie come la cannella, di profumi come l'acqua di fior d'arancio e lo sciroppo di rose.

Non tutta la frutta è dolce allo stesso modo, dipende dalla varietà e dalla maturazione, più la frutta è matura più è ricca di zuccheri e di conseguenza più gradevole:

Frutta più ricca di zuccheri, tra il 15 e il 20%: uva, fichi, datteri, ciliegie, litchi e banane

Frutta ricca di zuccheri, tra il 10 e il 15%: mele, pere, frutto della passione, melograno, mango, cachi, prugne.

Frutta moderatamente ricca di zuccheri, tra il 7 e il 10% di zuccheri: mandarini, ananas, albicocche, clementine, kiwi, pesche, pesche noci,  meloni, anguria.

Frutta meno ricca di zuccheri, meno del 6% : pompelmo, mirtillo selvatico, melone, more, lamponi, mirtilli rossi, carambola, noci fresche, limone

Il messaggio importante è che la frutta può diventare un ottimo dessert da solo e che comunque tutti i dolci che hanno un'alta percentuale di frutta sono i meno calorici e più gradevoli, un dato che è fondamentale per le vostre scelte, anche se mi piacerebbe che le persone tenessero di più in debito conto la ricchezza della frutta per il contenuto di fibre, vitamine e sali minerali.


Frutta più derivanti del latte o alternative vegetali allo yogurt o al formaggio

Si può rendere un dessert più ricco e completò se si unisce alla frutta fresca come la macedonia: un yogurt. La scelta può essere molto vasta tra yogurt magro, yogurt parzialmente scremato, yogurt intero bianco, yogurt greco, alternative vegetali allo yogurt, la percentuale dei grassi variano dallo 0,1 al 4,0%, si tratta di un dato relativamente basso, prestate invece più attenzione al contenuto di zuccheri.

Uno dei dessert light più famosi degli anni '70 ero lo yogurt a cui veniva sciolta della gelatina e si accompagnava con la frutta fresca.

Personalmente un dolce peccato di gola non mi dispiace del formaggio bianco fresco o delle alternative vegetali al formaggio con della frutta, anche se le percentuali dei grassi s'innalzano leggermente.

Gradisco molto la ricotta per quella punta di gusto salato che si abbina molto bene al sapore della frutta, ci sono in commercio ricotte con il 10-12% di grassi, si possono zuccherare eventualmente con sciroppo d'agave che ha un indice glicemico inferiore allo zucchero.


Un dolce peccato di gola a casa

Fare un dolce a casa è il modo migliore per mangiare un dolce leggero e dove è più possibile controllare la qualità degli ingredienti, vedo tanti dolci nei blog con ingredienti di qualità, con buoni grassi e più zuccheri.

Ci sono più dolci dove la frutta può essere protagonista stando sotto alle 150 calorie a porzione come le pere al forno, le mele cotte con il rosmarino, mele al forno con salsa d'arancia. Si può sostituire la pasta sfoglia con della pasta fillo con delle fette di mela con limone e cannella. La polpa dei cachi frullati con l'aggiunta di qualche meringa di guarnizione è un ottimo dessert al cucchiaio.

Ci sono dei dolci leggeri anche al cioccolato come le delicate mousse al cioccolato con lamponi, delle semplici fette d'arancia tagliate come un carpaccio con una spolverata di cioccolato fondente grattugiato. Un altro dolce che piace molto ai miei ospiti sono gli spiedini di frutta fresca passati nel cioccolato fuso.


Sempre per stare leggeri sulle 200 calorie a porzione, ci sono i clafoutis o flan con la frutta dove potete sostituire il latte con il latte scremato o un'alternativa vegetale al latte, mentre sulle 250- 300 calorie a porzione ci sono le torte fini (basi sottili di pasta sfoglia) decorate con molta frutta esempio torta fine alle albicocche, torta fine alle clementine o torta fine alle mele.

Sono solo alcuni esempi per i dolci leggeri senza appesantirsi

Quello che è importante è la quantità, questi sono tutti dolci potenzialmente poco calorici, un conto mangiarne una porzione, un conto due o tre porzioni, sicuramente sono importanti il numero di calorie, il contenuto di  zucchero e il contenuto di grassi ma la cosa più importante è la quantità e la frequenza di consumo.

Facciamo l'esempio del Panettone il dolce delle feste di natale, sono più di 1000 calorie per 100 g, un conto è mangiarlo una volta all'anno, diverso è mangiarlo tutte le mattine a colazione.


Sintesi
Scegliere una proposta dolce più leggera è possibile, sia a casa sia al ristorante, è buona cosa chiedere la composizione del dolce, com'è fatto e con quali ingredienti in questo modo è più facile rendersi conto del suo apporto energetico.

Il valore medio di un dolce classico che si prepara a casa o di laboratorio di pasticceria è di 500 kcal per 100 g con 26 g di grassi e 60 g di zuccheri, la frutta altre a dare sapore più fresco e profumato contribuisce a ridurre l'apporto calorico nei dolci.

Nella scelta di un dessert chiaramente i dolci a base di frutta sono preferibili anche se indipendentemente dalla frutta sono propenso a scegliere un buon dolce di qualità in grado di soddisfare il mio senso del gusto piuttosto che una versione dolce light o a ridotto contenuto di zuccheri e grassi.

Il mio consiglio è di mangiarlo comodi, seduti, prendersi tutto il tempo per goderselo con tutta calma e piacere e senza complessi di colpa. 


martedì 7 novembre 2017

Le calorie dei piatti nel menù del ristorante

Giulia De C., Latina : Volevo sapere cosa ne pensava della proposta d'inserire nel menu dei ristoranti le calorie dei piatti per la prevenzione dell'Obesità?

Da una parte apprezzo questa maggiore sensibilità da parte delle politica sul tema dell'obesità, dall'altra mi sembra che si parta da un approccio sull'obesità datato, una patologia vista solo come un maggiore numero di calorie assunte.

L'unica iniziativa in questo senso che conosco è stata fatta nella città di New York ma non sembra che abbia portato a modificare le scelte dei clienti al ristorante.

Tuttavia inserire le calorie orientative dei piatti visto anche la creatività dei chef, è un modo per aggiungere delle informazioni al classico menù.

Il problema è che le informazioni nutrizionali rischiano di sovrapporsi alle altre informazioni sulla salute (per i senza glutine, per le allergie e intolleranze), sullo stile di vita (per i vegetariani, per i vegani) sulla religione (kosher), sull'origine della materia prima (da prodotti congelato, prodotti a km zero, prodotti dei presidi slow food).

Il rischio è un menù che mette l'ansia al momento del pasto e che faccia passare la fame. In questo senso forse può essere utile alla prevenzione dell'obesità.


Le scelte alimentari al ristorante

Sono fondamentalmente convinto dalla mia personale esperienza che l'indicazione delle calorie sul menù non influenzerà le scelte delle persone obese piuttosto richiami più l'attenzione delle persone già attente al loro peso.

Credo che tutti sono a conoscenza orientativamente delle calorie dei piatti, le abitudini e le preferenze alimentari sono più dettate dalla sfera emotiva che da quella razionale.

Le scelte al ristorante possono anche essere influenzate dall'umore del momento o dalla convivialità ma sono più orientate alla soddisfazione del gusto.

Più che la predilezione di un piatto specifico, i comportamenti legati all'Obesità sono il mangiare fuori pasto, le porzioni abbondanti, le bibite zuccherate, le corse in pasticceria o dal panettiere.

Se proprio si vuole fare qualcosa per agevolare le persone in sovrappeso credo che proporre un menù dei piatti light o la possibilità di potere richiedere una porzione ridotta, una volta c'era la mezza porzione.


La prevenzione dell'Obesità con un approccio multidisciplinare

L'obesità è un problema per la salute ma per essere affrontato, richiede un approccio multidisciplinare  che implichi la conoscenza dello stile di vita, delle abitudini alimentari e anche delle statistiche economiche delle persone obese. Si può scoprire che più il reddito è basso maggiore è la possibilità che le persone siano obese.

Di conseguenza è ragionevole pensare che non vadano spesso a mangiare al ristorante.

Una vota individuato il profilo o i profili, si possono creare in particolare a livello locale dei programmi mirati per la prevenzione e il trattamento dell'Obesità con la possibilità d'usufruire di consulenze nutrizionali o sul movimento fisico gratuite o a basso costo.

Piccoli interventi finalizzati a correggere i comportamenti dei gruppi di popolazione più a rischio.

Uno dei miei primi lavori nel 1989 è stato presso una municipalità, dove si è unito un programma sociale e un programma di salute, oltre a fornire le informazioni classiche si è insegnato su come fare la spesa e preparare da mangiare con piccoli budget per avere un alimentazione equilibrata e sana.

Questo unito a programmi di stimolo del movimento fisico, come dei percorsi da fare a piedi in compagnia in piccoli gruppi, oppure dei coach messi a disposizione della municipalità per percorsi in bicicletta.

Quello che ricordo ebbe più successo fu il ballo, mai vista cosi tanta partecipazione, ricordo ancora che i miglioramenti di salute andarono oltre la prevenzione dell'Obesità. 

Sintesi

L'inserimento delle calorie e della tabella nutrizionale nei menù dei ristoranti non è un'iniziativa nuova sono diversi anni che se ne parla, dal mio punto di vista può essere utile nel senso di fornire migliori informazioni quando si va a mangiare fuori casa mentre la prevenzione dell'Obesità necessita d'altri strumenti.

In tema di prevenzione all'Obesità molto interessanti negli ultimi anni l'esperienze delle amministrazioni locali di BolzanoFriburgo e Strasburgo, dove sono stati studiati dei piccoli interventi multidisciplinari per gruppi di popolazione a rischio volti a stimolare il movimento fisico, la socialità e la qualità nutrizionale.

lunedì 30 ottobre 2017

Illusioni e illusionisti in cucina: la felicità e il cuore non bastano più

Da quando la cucina è diventata il principale argomento dei media, mi sembra d'essere uno spettatore al circo equestre, i numeri passano uno dopo l'altro, l'avvocato che diventa chef senza glutine, il geometra del catasto che diventa chef vegano, la laureata in energia nucleare che diventa maestra di sushi e il professore di chimica maestro di bignè, possibile che tutti siano richiamati solo dal sacro fuoco dei fornelli?

Mi piace chiamarli illusionisti di cucina, una volta gli illusionisti garantivano uno spettacolo professionale, io ricordo il Mago Silvan, persona di grande classe, un artista inimitabile.

Ora senza offesa per nessuno ma non vado a parlare con il professore di chimica di mio figlio se ho voglia di un bignè. Personalmente quest'illusionisti possono strapparmi qualche applauso, a volte qualche risata, ma mi fanno più tristezza.


Le cucine della Felicità

Difficile dare un concetto di felicità è più difficile del concetto d'amore sembra che nessuna definizione sia esauriente, ma quale sarà la felicità? E' quella scritta nei Baci Perugina o nel biglietto della Lotteria?

La felicità è di chi vende o di chi compra un libro ? Si vende la felicità come si vende il surrogato dell'amore la notte nelle periferie delle metropoli? Non si vende la felicità, perchè la felicità è un concetto troppo personale e soggettivo, come non si compra la felicità.

Ora, io non sono nessuno ma solo un lettore, perchè devi scrivere che vendi felicità e non dire semplicemente ricette di buona cucina, "ricette per la felicità" un po' come se in teleria si scrive "lenzuola per il chupa chupa"  (bastassero due lenzuola!).

Nel 2015 sono stati circa 1.200 i libri di cucina pubblicati in Italia, più o meno cento libri al mese,  l'impressione è che siano anche aumentati, cosa rimane di tutti questi libri? Nulla (tranne qualche rara perla).

In realtà i buoni libri di cucina non mancano solo che si perdono per merito di queste proposte come dire "surreali" che attirano attenzione per non meglio denominate qualità.

Una volta i libri di cucina duravano 10, 20, 30 anni anche di più, ora anche meno di una settimana in libreria ogni settimana rinnovano il banco delle offerte di cucina, scompaiono alla velocità della luce.

Ho l'impressione, sicuramente sbagliata che ci si trovi di fronte a dei progetti scarsi e quindi hanno bisogno di creare del valore aggiunto, di creare del fumo.


Certo le ricette non sono dei copia e incolla ma hanno molto del già sentito dire e ridere, non spiccano per originalità diciamo cosi: pasta aglio e olio e peperoncino, cacio e pepe, pasta al limone!

Visto la grande originalità le ricette da dove arrivano? Secondo me non c'è nulla di male nell'indicazione di una fonte, questo sarà testimonianza di cultura enogastronomica e non il frutto di una seduta spiritica con la buon'anima !

L'aspetto più divertente d' alcuni libri di cucina sono i ringraziamenti, chi ringraziano dopo avere scritto un libro di ricette di cucina?
Lo sponsor? No.
Il cuoco che ha aiutate? No.
Uno chef che ha ispirate? No!
Chi le ha fornito i servizio di piatti? No
Il fruttivendolo che le porta la spesa a casa gratis? No
Ringraziano la Parrucchiera e la Truccatrice, fondamentali per scrivere un libro di cucina! Sarà stato il sedano o la carota ad avere bisogno di una messa in piega al ciuffo prima di passare in padella?

Ma voi avete mai visto Umberto Eco che a fine libro ringraziava il barbiere?

Ricordo simpaticamente un ricettario di cucina dove nei ringraziamenti c'era perfino il chirurgo plastico, ecco le ricette del chirurgo plastico proprio mi mancavano!


Gare dei chef: la cucina del cuore

Io non apprezzo le gare e i talent show sulla cucina, tutti dalla Prova del Cuoco ai vari Master chef .

Chiunque usa una telecamera sa che deve essere tutto già pronto, i costi sono alti non è possibile improvvisare, si segue uno story board, un canovaccio, un testo, un racconto.

La sensazione che si ha però dopo dieci minuti di trasmissione è che non sanno più cosa dire, i silenzi in televisione sono come degli abissi, una mancanza che riempiono con frasi già pronte o suggerite da una lavagna, c'è perfino un programma che in diretta n TV cerca informazioni su internet, ma sei esperto di cucina o esperto di ricerca su internet?

Proprio l'altra sera ho visto uno di questi programmi di gara dei chef, dove dei "cuochi" molto giovani tra i quali un diciottenne venivano giudicati da due esperti di cucina, giornalisti d'enogastronomia di 20 e 23 anni, due autentici illusionisti hanno parlato del nulla, pontificato per dieci minuti.

Ai miei tempi ai ragazzi giovani  e non laureati li si mandava a portare i caffè o al limite a rispondere al telefono e non in televisione a lodarsi della loro ignoranza sopratutto messi a confronto con conduttori chef di 30 anni d'esperienza.

Non nutro alcuna simpatia per Cracco & C, tuttavia si tratta di persone d'esperienza di 30 anni di lavoro, non fanno nulla per generare empatia ma vederli come dire in secondo piano rispetto a due ventenni deliranti non sapevo se ridere o piangere.

Ripetevano incessantemente frasi fatte del tipo "non c'è più la mezza stagione", lascialo dire a chi di stagioni ne ha viste un po' di più per favore!


Una delle frasi più ripetute e " la cucina si fa con il cuore"

No, la cucina si fa con la tecnica, con la cultura, con la conoscenza, con l'esperienza. La cucina con il cuore la fai a casa se devi cucinare per la tua famiglia, ma se sei uno chef o vuoi diventare uno chef di un ristorante, non ti basterà solo il cuore.

Mi è giunta all'orecchio la possibilità che visto il calo d'ascolti molte termineranno, alcune stanno in piedi solo per gli sponsor e non per il numero d'ascoltatori.

Se chiudono non mi dispiace, fatevene una ragione, avete messo dei personaggi che non hanno nessuna cultura e nessuna dialettica, a riempire il video di frasi di luogo comune "bravo hai fatto questo bene perchè l'hai fatto con il cuore".

Questa frase può essere molto bella se detta una sola volta ma quando viene ripetuta ogni 5 minuti a 20 concorrenti diversi in tutti i programmi, ti scappa da dire ma datemi uno che cucina con ... la testa per favore!

Sintesi:
Quello che mi piacerebbe è che gli argomenti di cucina e food come si dice oggi fossero trattati da persone competenti, tutti mangiamo e magari buona parte di noi prepara da mangiare a casa ma questo non fa di noi dei chef di cucina.
Spero che torni nel settore della comunicazione il desiderio di contenuti e di competenza e non della spettacolarizzazione dei fenomeni da baraccone degli illusionisti della cucina.

mercoledì 25 ottobre 2017

Un frutto dall'Australia per eliminare il cancro?

Gilda G., Roma, Ho letto su internet una pubblicità che asserisce che un frutto australiano può eliminare il cancro, vorrei sapere qual'è e se è vero?

Ovviamente no, sono io stesso oggetto di comunicazioni non so come chiamarle, inopportune? Devianti? False? Superficiali? Mi piace chiamarle suonate, perchè anche il termine fake news non è chiaro, mentre navighi t'arrivano queste comunicazioni non richieste oppure mentre sei sui social media tra un post e l'altro dei tuoi amici.

Il termine suonate news secondo la mia modesta opinione rende meglio l'idea, mi farò qualche nemico in più.


Però è interessante l'evoluzione dell'informazione su cui personalmente invito a riflettere.

Nel 2014 viene pubblicato uno studio di due ricercatori australiani, che erano riusciti a ricavare da una pianta chiamata comunemente blushwood tree (Fontainea picrosperma) una molecola chiamata EBC-46 (Tigilanol tiglateda) che potrebbe trattare alcuni tipi di cancro.

Nel 2017 che c'è un frutto australiano che distrugge il cancro in poco tempo.

Che evoluzione in tre anni! Possiamo dire che si è caricato questo progetto di molte aspettative. Possiamo affermare che questo frutto non è adatto all'alimentazione umana, è del tutto inutile oltre che tossico consumarlo, tuttavia dalla molecola estratta dal frutto è stato ricavato un farmaco che viene sperimentato su cavie animali ed entro la fine dell'anno dovrebbero essere pubblicati i primi studi. 

Precisiamo che non riguarda tutti i tipi di cancro, ma solo alcuni, che si tratta di una molecola trattata in laboratorio.

Ho visto on line già la vendita di polvere ricavate da questo frutto per cui ancora non sono stati pubblicati studi in merito all'efficacia del trattamento dei tumori e del cancro, il mio invito è alla cautela.


Comunicazione cacofonica?

Il problema riguarda la degenerazione della comunicazione, quando in televisione sento parlare di smart food anticancro, di cipolle anticancro, di melograno anticancro, di broccolo anticancro mi vengono i capelli dritti, è vero che ci sono alcune sostanze in frutta e verdure che hanno dimostrato in laboratorio che possono avere una qualche attività che limita la formazione dei tumori e la moltiplicazione delle cellule, ma dipende dalla quantità, qualità e frequenza di consumo.

Se io sento tutti in giorni in tv che il peperone è anticancro per associazione d'idea posso pensare che ci sia un frutto che elimina il cancro, è troppo semplicistico pensarlo ma può capitare se in particolare modo si vive un momento di debolezza e di smarrimento in seguito a una diagnosi poco felice.

Credo che oggi si dovrebbe di più parlare d'alimentazione in termini di qualità, mi piacerebbe che si parlasse d'agricoltura sana e pulita, di pochi giorni fa la notizia delle quantità alta di residui di glifosato, un erbicida utilizzato in agricoltura, nei cereali per la prima colazione.


Sintesi

L'alimentazione anticancro è divenuta un business, un ottimo argomento di marketing alimentare, fa vendere libri, fa vendere prodotti e raccoglie pubblicità.

Quando guardo la Tv o leggo qualche quotidiano mi rendo conto di trovarmi di fronte più che all'informazione medico scientifica a un minestrone di copia e incolla.

Ritengo che i media dovrebbero argomentare meglio, chi fa divulgazione deve essere più responsabile e prestare attenzione nel non generare malintesi e false speranze.